L'orgoglio di Fontana: "Abbiamo combattuto da veri lombardi"

Rivendica la guerra al "maledetto virus". E i magistrati gli devono dare ragione

L'orgoglio di Fontana: "Abbiamo combattuto da veri lombardi"

E finalmente il Duomo ha riaperto anche ai turisti. Per ora, di necessità, prevalentemente milanesi e non c'è bisogno di sottolineare quanto questo abbia un grande valore simbolico per una città che dopo aver tanto sofferto ha decisamente imboccato il tratto di strada che porta verso la luce in fondo al tunnel. E questo in una giornata che per Fontana era cominciata davanti ai pm di Bergamo che come «persona informata sui fatti» l'hanno sentito per oltre due ore sulla vicenda della mancata decisione di isolare Alzano Lombardo per evitare la diffusione del virus. Decisione che, ha spiegato risultando evidentemente convincente, spettava al governo. Come, a sorpresa, ha annunciato anche il procuratore di Bergamo Maria Cristina Rota che ai microfoni del Tg3, alla domanda su chi avrebbe dovuto prendere una decisione sulla zona rossa, ha assicurato che «da quello che ci risulta, è una decisione governativa».

Punto, e che punto, a favore di Fontana e di Regione Lombardia che questo vanno ripetendo da settimane. Soprattutto a un Pd che anche ieri con la sua segretaria metropolitana Silvia Roggiani ha partecipato al flash mob indetto sotto Palazzo Lombardia per chiedere le dimissioni dell'assessore Giulio Gallera. Un soffiare sul fuoco che non contribuisce certo a rasserenare il clima e soprattutto a consentire a Fontana e ai suoi collaboratori di potersi concentrare su una guerra che non è ancora vinta. E proprio per questo ha colpito ancora di più la sua decisione di far diventare «Giornata del ricordo» la festa della Lombardia celebrata come ogni anno ieri per ricordare la battaglia di Legnano con cui i Comuni uniti nella Lega Lombarda sconfissero le truppe imperiali di Federico Barbarossa il 29 maggio 1176. Postando sul suo profilo Facebook un vero e proprio inno all'orgoglio lombardo. «Lo tsunami che ha travolto la nostra terra - ha scritto - ci ha colpito per le nostre più grandi qualità: siamo una grande comunità, sempre in movimento e al lavoro, accoglienti e punto di riferimento internazionale. Il maledetto virus ha portato via mamme, papà, fratelli e amici, ha cambiato e segnato indelebilmente la vita di tutti noi e la storia della nostra regione. Troppe persone parlano senza aver capito quale ferita, qui, sia stata inferta. Abbiamo combattuto da lombardi a testa bassa, senza lamentarci, principalmente con le nostre risorse e le nostre forze. Ma abbiamo anche accettato l'aiuto di chi dall'Italia e dall'estero è venuto a lottare insieme a noi e che non smetteremo mai di ringraziare abbastanza. La Lombardia c'è. Dalla grande metropoli, al paese di montagna alla cittadina della bassa pianura.

Accoglieremo tutti coloro che avranno bisogno di cure, chi verrà a studiare nelle nostre università, chi vorrà scoprire le nostre bellezze, chi vorrà proporre e investire in una nuova idea nuova e chi cercherà un occasione di lavoro. Con la Lombardia tutto riparte».

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