Lutti, bombardamenti e restauri. Tutte le chiusure del Piermarini

La prima volta per la morte di Giuseppe II d'Asburgo e l'ultima nel 2004 con l'inizio della ristrutturazione

Lutti, bombardamenti e restauri. Tutte le chiusure del Piermarini

La sospensione delle rappresentazioni al Teatro alla Scala, dettata dall'irrompere del coronavirus a Milano, richiama altri momenti della storia che videro spegnersi le luci sul palco di uno dei simboli dell'opera. Eventi che spesso furono di dimensioni spesso epocali, come le guerre, e persino le morti degli imperatori. Ecco qualche esempio.

Nel 1790, a pochi anni dall'inaugurazione (1778), quando venne a mancare Giuseppe II d'Asburgo-Lorena, e nel 1792 con la scomparsa di Leopoldo II d'Asburgo-Lorena. Nel 1897, per questioni politiche, il Comune, di fronte ai tumulti sociali e alle richieste delle sinistre, sospese il proprio contributo alla Scala.

Dal 7 dicembre, il Piermarini, comprese le scuole di canto e ballo, si fermò per riaprire un anno dopo, con la prima dell'opera «Edgar», in cui brillò per la prima volta la stella del giovane compositore Giacomo Puccini.

Il momento più cupo è stato il 16 agosto del 1943, quando un bombardamento aereo colpisce il capoluogo lombardo e vengono anche disintegrati il tetto, la volta e lunghi tratti dei quattro ordini dei palchi, i magazzini dei costumi, i camerini, le sale di studio del coro e di ballo. Di più. Nel giro di due anni, dal 1945 al 1946, la ricostruzione del teatro con pure la messa in scena della «Gazza ladra» illuminata dal grande ritorno del leggendario direttore d'orchestra Arturo Toscanini.

E ancora: nel Dopoguerra, un lungo stop durato per ben tre anni per i lavori di restauro chiusi con la «riapertura», il 7 dicembre del 2004, tra gli applausi trionfali per il direttore Riccardo Muti e il regista Luca Ronconi con l'«Europa ritrovata» composta da Antonio Salieri.

Ma gli spettacoli erano andati avanti al teatro degli Arcimboldi. Ora invece la paura del virus ha chiuso tutti i luoghi di cultura di Milano.

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