Maran, assessore in fuga da Atmil commento 2

di È un po' come se alla festa delle forze armate non si presentasse il ministro della Difesa. A quella che per l'Atm era come una festa, giovedì scorso alla Triennale, l'assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran non c'era. Erano presenti il sindaco Giuliano Pisapia, il presidente dell'Atm Bruno Rota, l'ex rettore del Politecnico e amministratore dell'Atm Giulio Ballio, e poi in sala gli ex sindaci Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri, mezza giunta… Ma l'assessore alla partita no, Maran assente, forse consigliato dopo lo scontro con Rota, quando il giovane assessore parlò di un «buco» nel bilancio Atm beccandosi la reazione dura e di Rota, ha pensato bene di non esporsi a nuove rispostacce. «E allora dov'è questo buco nel nostro bilancio?» ha infatti chiesto Ballio con una certa dose di sarcasmo dopo una documentata relazione sullo stato dell'azienda. In apertura, evitando elegantemente ogni polemica Rota aveva toccato tutte le corde dell'orgoglio aziendale. Ed era l'occasione giusta, la presentazione di un libro che racconta le ragioni di quell'orgoglio: «L'Atm di Milano 1973-2005. Storia e prospettive del trasporto urbano nell'area milanese» di Amilcare Mantegazza: uno studio accurato ma anche un modo per raccontare un trentennio di storia milanese. Una celebrazione, nelle parole dei relatori, dell'unicità di un'azienda dei trasporti invidiata in Italia. Invidiata anche per il suo bilancio, con i conti in ordine e perfino un certo utile netto, 2,6 milioni quest'anno, nonostante gli aumenti di gasolio ed elettricità, anche grazie ad una impietosa spending review. Perciò quando, denunciando il «buco» che non c'è, Maran aveva incautamente aggiunto che «così Atm non può stare sul mercato», per gli amministratori di Foro Buonaparte quelle parole hanno avuto l'effetto di uno schiaffo in faccia. Tanto più perché pronunciate nei giorni in cui il sindaco chiedeva all'azienda di versare nelle esangui casse comunali il cospicuo dividendo di 55 milioni, soldi altrimenti destinanti ad investimenti. Probabilmente se Maran fosse stato presente lo schiaffo sarebbe stato ricambiato, ben oltre l'elegante e documentato sarcasmo di Ballio. Anche per questo, infatti, Pisapia, meno coniglio di Maran, si è profuso in lodi e riconoscimenti all'azienda, alla sua gestione e allo spirito di appartenenza del personale e dei dirigenti, minimizzando le gaffes del suo assessore assente: «Quella battuta sul buco è stata un malinteso…»
Ma i guai per Pisapia sono arrivati dopo la sua interessata ode di pacificazione. Sono arrivati, appunto, con la spietata concretezza dei numeri e l'ironia tagliente di Ballio, che concludendo ha denunciato un possibile taglio di 20 milioni del contratto di servizio, 20 milioni in meno dal Comune ad Atm. Conseguenze: «Taglio dei percorsi, delle frequenze, della manutenzione, abbassamento della qualità, proteste degli utenti, calo dell'affidabilità» prevede Ballio. Dal sindaco e fino ad oggi dall'assessore nessuna risposta.

Silenzio assenso? Il fatto è che Pisapia è entrato a Palazzo Marino puntando tutto sul trasporto pubblico ma aumentando il biglietto del 50%, ha mostrato di considerare l'Atm come un bancomat: 55 milioni di qua, 20 di là… Chi davvero punta sul trasporto pubblico i soldi li mette non li toglie.

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