È uno sguardo sul sociale, tra esperienze giovanili e mondi che non si ritrovano più, lo spaccato proposto da Milano Film festival, apertosi venerdì in sordina e da oggi nel vivo con uno degli ospiti più attesi, quel Matteo Garrone che, dopo Gomorra e Il racconto dei racconti ha sbancato Cannes con Dogman mettendo la palma d'oro per la miglior recitazione maschile nelle mani di Marcello Fonte. Il film ora rappresenterà l'Italia nella corsa agli Oscar nella categoria del film straniero, con buone probabilità di proseguire quella corsa a eliminazione diretta che è l'assegnazione della statuetta in questa sezione.
Ebbene Garrone, romano, cinquant'anni il 15 ottobre, sarà ospite e protagonista stasera alle 20 allo Spazio Oberdan dove dialogherà con Antonio Scurati. Al termine dell'incontro, in suo omaggio, verrà proiettato Estate romana, terza opera del regista, che vede al centro delle vicende un'attrice di teatro d'avanguardia che torna a Roma e si scopre a vivere una relazione a tre in una metropoli completamente diversa da quella che aveva lasciato negli anni Settanta. La città multietnica e la convivenza con gli stranieri sono uno dei temi affrontati da Garrone già nel 2000, anno di uscita di questo film che risulta tremendamente attuale anche al giorno d'oggi.
Se la Capitale di inizio secolo aveva in sé già i germi di quella che è diventata, ancora in ambito sociopolitico insistono due altri film in programma tra pomeriggio e sera. Sempre all'Oberdan, alle 17, si replica Denmark di Kasper Rune Larsen, l'opera che ha aperto la rassegna. Si racconta di Josephine, 16 anni e una notte brava alle spalle che le ha lasciato un pancione inatteso. Per evitare il confronto-scontro con i genitori adesca Norge, poco più giovane di lei, dedito al volontariato e lo seduce, facendogli credere di essere il padre del bambino che sta per venire al mondo. Cinema-verità allo stato puro, Denmark è un ritratto disincantato della gioventù danese di oggi senza rinunciare alla provocazione e naturalmente alla riflessione.
Crystal Swan di Darya Zhuk, in programma al Piccolo teatro Studio sala Melato, è il terzo film odierno ed è la storia di Velya una ragazza bielorussa che fa la dj di musica house con il fidanzato. Mentre quest'ultimo non vuole allontanarsi da Minsk, Velya sogna Chicago e vola verso gli States dove la attendono le difficoltà di spiegare la sua provenienza e il suo futuro oltreoceano.
Velya finirà per trovarsi in una situazione kafkiana tra bugie, smascheramenti, sotterfugi e azzardi attraverso i quali la regista tenta di raccontare i miraggi collegati al sogno e all'ambizione, raccontando al tempo stesso anche la Bielorussia post sovietica.SteG
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