«Siamo qui per darvi una notizia: la cultura non appartiene alla sinistra» dice Mariastella Gelmini, ex ministro dell'Istruzione e coordinatrice lombarda di Forza Italia nella sede milanese del partito, alla presentazione del programma di «Cultura e identità», rete di associazioni cittadine legate al mondo del centrodestra, con l'obiettivo di «rilanciare il patrimonio artistico italiano». Ancora Gelmini: «Non vogliamo occupare la cultura ma metterci a disposizione e valorizzare alcune proposte nate nel solco del centrodestra».
Così, ci sono alcuni progetti che fanno parte del programma cultura azzurro, come sottolinea Gelmini: l'estensione al settore spettacolo del regime speciale dell'Iva al 4% in vigore per l'editoria; la defiscalizzazione per gli oneri sociali di artisti e tecnici under 35 che vengono scritturati; l'abolizione dell'Imu e della Tasi sugli immobili adibiti ad attività di spettacolo «come riconoscimento della loro funzione socio-economica e di presidio culturale».
A fianco, e per così dire come cornice ideale, proposte che si fanno largo nell'ambito di «Cultura e identità», l'associazione di associazioni guidata da Edoardo Sylos Labini e Angelo Crespi. L'idea di maggiore impatto immediato è l'ingresso gratuito nei musei. Se può sembrare un progetto antieconomico, secondo l'associazione i conti tornerebbero, anzi sarebbe un modo per generare nuova attività culturale, e più produttiva. «I ricavi dai biglietti dei musei di tutta Italia sono pari a 170 milioni - ragiona Crespi -. Ma la libera frequentazione dei grandi musei di Stato genererebbe tantissima creatività che andrebbe ad arricchire la filiera culturale italiana». Gli italiani, è il ragionamento, sono creativi per la frequentazione continua delle opere d'arte, dovuta alla stratificazione bimillenaria del nostro patrimonio. «La Lombardia è la regione italiana con il più alto numero di siti Unesco - dice ancora Crespi -. E quando vado a Roma voglio poter andare sempre a vedere la Fornarina di Raffaello alla Galleria Borghese. Così germina la creatività».
C'è poi «la defiscalizzazione al 100 per cento per gli aiuti dati dai cittadini nel settore dei Beni culturali», sottolineata nella sua potenziale fecondità da Sylos Labini. Un mecenatismo esteso a chiunque voglia adottare un'attività, che sarebbe così liberata dalle ingerenze politiche, o forse è meglio dire statali. Concretizza alla realtà milanese l'avvocato Cristina Rossello, candidata alle politiche per la Camera in Milano centro: «Ho fatto una prima ricognizione e nel mio collegio ci sono almeno 38 teatri e una pletora di attività culturali. È poi importante concentrarsi anche sulle start up portate avanti dai giovani». Si parla anche del ruolo centrale delle imprese. «Grazie alla figura del direttore artistico d'azienda - aggiunge Sylos Labini -, le aziende possono essere mecenati. A Roma il Rinascimento è nato così, perché le grandi famiglie chiamavano gli artisti per lasciarsi ritrarre».
È nell'ambito del governo Berlusconi, hanno ricordato i fondatori di «Cultura e identità», che è nato il tax credit per il cinema. È stata Gelmini, da ministro, - hanno aggiunto - a lanciare una liberalizzazione che ha portato progetti come lo Ied, l'Istituto europeo di design, a un fatturato di 100 milioni e a essere attrattivo anche verso i giovani stranieri. Un destino simile a quello dell'Istituto Marangoni.
In questo contesto, un'altra proposta è abbassare l'Iva sull'arte contemporanea, che in questo momento è la più alta d'Europa.
«Si pensa che sia un mercato per soli ricchi, ma non è così - osserva Sylos Labini -, perché molti artisti sono in difficoltà». Così anche l'emersione dei beni archeologici. Una legge che risale al 1900 tende a far crescere il mercato nero, mentre - è il calcolo di Crespi - l'emersione porterebbe a un miliardo di euro di giro d'affari.
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