Milano sicura e pulita (per i potenti)

Città tirata a lucido e controllata per il vertice. Dunque è possibile. Ma perché non può essere sempre così?

Milano sicura e pulita (per i potenti)

(...) per strada, insieme a poliziotti, carabinieri e finanzieri e pompieri. Pare che molti dei troppi ghisa che di solito girano in borghese contando su un improbabile effetto sorpresa della loro azione preventiva e repressiva, stavolta siano stati costretti a indossare un'uniforme che forse nel frattempo non era più della taglia giusta. Pare che perfino qualcuno dei troppi imboscati negli uffici sia stato indotto a scendere in strada. Dunque se tutto questo è stato possibile una volta può senz'altro essere replicato, può diventare la norma. Certo, quello di giovedì e venerdì è stato un evento eccezionale e un impegno di quella portata non può diventare quotidiano. Immagino l'obiezione, la più ovvia di questi tempi: è una questione di costi. Tenere permanentemente così alto il livello della sicurezza in città costerebbe troppo al bilancio di Palazzo Marino. È facile ribattere che la sicurezza e la serenità dei cittadini dovrebbe essere comunque il primo impegno di un'amministrazione, a prescindere dai costi, e quindi la principale voce del bilancio. Ma, retorica a parte, è anche vero che, pur ridimensionando lo sforzo per potergli dare continuità e senza arrivare a «blindare» Milano - situazione che, oltre tutto, complicherebbe la vita dei milanesi - si può ottenere il risultato di renderla sicura e serena quanto basta ai cittadini, abitanti o «city user», frequentatori abituali o visitatori occasionali. I quali ne hanno lo stesso bisogno, se non di più, di Antonis Samaras, primo ministro greco, o di Shinzo Abe, premier nipponico. Soprattutto Pisapia e Granelli, tanto per cominciare, non possono eludere l'evidenza, ormai sotto gli occhi di tutti i milanesi, che dalla polizia locale si può ottenere di più, molto di più. Che è possibile, senza temere che si tratti di una allucinazione, vedere più ghisa sulle strade. Perfino in uniforme. E a questo proposito, una dose minima di buon senso e realismo, se non di onestà intellettuale, potrebbe bastare agli antimilitaristi arancione della giunta per ammettere che anche la presenza di divise per le strade suscita una piacevole percezione di sicurezza. Dopo tutto accanto a ghisa e poliziotti abbiamo visto carabinieri e finanzieri, gente con le stellette, militari. Ci si sente protetti, semplicemente, e a nessuno viene in mente il golpe cileno, come temeva Pisapia quando, appena arrivato a Palazzo Marino, per prima cosa decise di rinunciare alle pattuglie militari per le strade. Quella minima dose di realismo potrebbe indurre il sindaco a spogliarsi di pregiudizi ideologici fuori tempo massimo e a tornare sui suoi passi, accettando che nelle vie della città si torni a vedere qualche pattuglia mista, carabinieri e soldati, come fino al 2011. Ai milanesi piacevano e proprio a nessuno è mai venuto in mente il bombardamento della Casa Rosada. E un bravi! è doveroso rivolgerlo anche ai milanesi, notoriamente poco ben disposti verso qualunque intralcio alle loro convulse attività quotidiane, sempre pronti alla protesta impaziente e al mugugno malmostoso.

Stavolta invece, pur borbottando, sono stati bravi e hanno accettato i disagi che l'evento comportava.

Certo consapevoli della sua eccezionalità, del prestigio che ne derivava alla città, che si trattava anche di una prova generale di Expo 2015 e anche del fatto che in 48 ore sarebbe tutto finito. Ma probabilmente diventati più tolleranti e pazienti anche grazie alla maggiore e inconsueta sensazione di sicurezza ed efficienza che si percepiva in città.

Basta poco per migliorare l'umore dei milanesi.

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