Moschea, islamici contro il Comune. Ecco cosa è successo davvero

I musulmani sono divisi e la costruzione non garantirebbe automaticamente la sicurezza

Moschea, islamici contro il Comune. Ecco cosa è successo davvero

Le polemiche del CAIM pubblicate su Repubblica di venerdì, nei confronti dell’establishment politico milanese per quanto riguarda lo stop alla costruzione della moschea mostrano soltanto la facciata di un problema ben più complesso e interno alla stessa comunità islamica, primo fra tutti il discorso rappresentatività e il settarismo legato a variabili ideologiche ed associazionistiche. Del resto non sono soltanto gli analisti a metterlo in evidenza, ma i musulmani stessi, come emerso in un post su Facebook di Gabriele Ibrahim Iungo, ben noto all’interno della Ummah lombarda: “L'ennesimo stop alla costruzione di una moschea a Milano costituisce l'opportunità per una benefica autocritica costruttiva, da parte della comunità islamica: essa è infatti indicativa dell'urgente necessità di promuovere una proposta culturale e spirituale di più alto profilo, e di impegnarsi finalmente a superare gli esclusivismi e le rispettive ipoteche ideologiche e associative, che tanti pretesti polemici offrono ai nostri oppositori”. Un messaggio chiaro: “autocritica costruttiva”, “proposta culturale e spirituale più di alto profilo”, “superare esclusivismi, ipoteche ideologiche ed associative”. Del resto nel 2014 altri musulmani legati alla rivista Yalla Italia misero in evidenza l’attivismo ideologico di alcuni esponenti del CAIM nei confronti degli islamisti pro- Morsy in Egitto. In più occasioni sono poi stati segnalati post di membri del CAIM a favore di Tayyip Erdogan, anch’egli come Morsy legato all’area-Fratelli Musulmani.

Una posizione che mal si coniuga con un ruolo di rappresentanza comunitaria all’interno di un contesto dove non soltanto non tutti i musulmani la pensano allo stesso modo, ma che non ha nulla a che fare con l’Islam in Italia. Insomma, è inutile dire “siamo italiani ma ci trattano come gente di serie B” se poi ci si preoccupa così tanto di ciò che avviene al di fuori del contesto italiano. I musulmani di Milano si sentono poi rappresentati dalle varie associazioni islamiche presenti sul territorio? Non dimentichiamo che la sceneggiata messa in atto da Piccardo fuori della sede del Giornale subito dopo gli attentati in Belgio non ha riscontrato grande successo, visto che i partecipanti non arrivavano a venti di numero. C’è poi un’altra affermazione che appare alquanto azzardata da parte del coordinatore del CAIM, che tira in ballo il discorso securitario: "Se la giunta fa questo, vuol dire che i musulmani recepiranno il messaggio che la preghiera deve farsi in luoghi clandestini. Non mi sembra una cosa saggia, visto i tempi". La faccenda è però ben più complessa: in primis, la costruzione di una grande moschea ha senso soltanto nel momento in cui non è legata ad alcun filone ideologico e i finanziamenti non ne compromettono la gestione; in secondo luogo non bisogna poi dimenticare che la costruzione di una moschea ufficiale non porterebbe automaticamente alla scomparsa dei centri di preghiera clandestini.

Questo è un fattore estremamente importante sul quale è necessario ponderare bene. Basta pensare al contesto balcanico ma anche ad altri paesi dell’Unione Europea, dove la presenza di moschee ufficiali non ha certo impedito la nascita di centri non riconosciuti dove si predica l’islamismo radicale.

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