Guido Veronese, professore associato di Psicologia Clinica e di Comunità presso il dipartimento di Scienze umane dell'università Bicocca, da oggi la Lombardia è passata in fascia arancione, come prevede che reagiranno i cittadini?
«Subito dopo l'indicazione dell'apertura dei negozi, abbiamo assistito già oggi a un riversarsi immediato nelle vie dello shopping. E non è solo una questione legata al Natale, ovvero alla necessità di fare acquisti in vista del Natale, ma anche perché le persone sono sotto pressione per i divieti».
Il Governo sta lavorando al Dpcm che stabilirà le regole in vista delle vacanze, unico ambito in cui non si può legiferare sono le abitazioni private, ovvero sul fatto che i cittadini possano vedersi in casa. Ci sarà il rischio di raffiche di cenoni affollatissimi?
«Io credo di sì, in parte per il bisogno di socialità repressa, in parte per il tentativo di costruire la qualità del proprio Natale, che comunque è vissuto come un periodo speciale, diverso dal resto dell'anno. Credo a questo proposito che il fatto di non permettere di aprire le seconde case sia forse un errore, perché avrebbe permesso di far defluire l'affollamento, almeno nelle metropoli. Non è semplice trovare l'equilibrio e la formula giusta».
Sembra che ci sia la possibilità, per chi proviene dall'estero, di recarsi da una persona con cui ha un affetto stabile: questa norma rischia di dare adito a molti escamotage...
«Difficile definire regole per ogni singola situazione, garantendo sicurezza e rispondendo alle esigenze a tutti i livelli, ma certamente la chiamata alla responsabilità individuale è eccessiva rispetto al livello istituzionale».
In che senso?
«Si richiede troppo all'individuo rispetto alla responsabilità e al livello di organizzazione mostrato dalle istituzioni. Quando la guida si mostra sicura e con capacità di visione, la responsabilità individuale viene spontanea».
Cioè?
«Serve una road map chiara che permetta di vedere la luce in fondo al tunnel. L'impressione, invece, è che per accontentare tutti si diano messaggi confusi dove non sono chiare le responsabilità. Così si genera solo caos e colpevolizzazione dei cittadini».
Il Natale è diventato il grande miraggio...
«Riaprire e poi richiudere rischia di innescare un meccanismo stressogeno, che alimenta aspettative e poi frustrazione. Questo continuo ondeggiare porta a confusione, e quindi a comportamenti disordinati o pericolosi».
Regione Lombardia ha più volte sottolineato i sacrifici dI cittadini e negozianti...
«Anche questo messaggio rischia di finire nel meccanismo del bastone e della carota. Così il premio del Natale libero rischia di essere più che altro illusorio: è come un serpente che si morde la coda, si apre, si rischia che i contagi aumentino e si chiude di nuovo, ma quanto può andare avanti un Paese così? Servono scelte coraggiose, forti e lungimiranti. Se i messaggi continuano a essere confusi, le istituzioni non collaborano, il Governo dà l'immagine di improvvisare si crea incertezza, confusione e tensione sociale».
A differenza della prima ondata, i cittadini hanno cambiato atteggiamento, come racconta la parabola dei medici,
passati da eroi a untori...«È un grande paradosso, non avevamo bisogno di eroi, ma di professionisti seri, che siano nelle condizioni di lavorare al meglio e si avere una vita personale il più sicura possibile».
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