Il bus sulla cui fiancata si staglia un arcobaleno ha sostituto alla scritta serafica e benaugurante «Andrà tutto bene» di un anno fa, quella più amara ma realistica: «Andrà tutto all'asta». Dai finestrini si sporgono uomini e donne che urlano: «Siamo allo stremo, la nostra categoria è in ginocchio». Poi scendono e corrono davanti al tram della linea 1 impedendogli di ripartire.
Il traffico bloccato dalle 10 alle 14, file e file di furgoni ostinatamente fermi agli ingressi delle tangenziali, il presidio autorizzato in piazza Duca d'Aosta - tra la stazione Centrale e via Vittor Pisani - che all'improvviso stava per ttrasformarsi in un corteo che invece autorizzato non era, decisissimo a raggiungere corso Monforte e la prefettura, per unirsi a un presidio di protesta che stazionava dalla mattinata in piazza Tricolore.
Definire quella di ieri una «giornata difficile» per Milano (soprattutto dopo la calma piatta e il quasi deserto del fine settimana appena trascorso) sarebbe decisamente riduttivo, anche se quel che è accaduto sotto la Madonnina non è assolutamente paragonabile ai disordini scoppiati nella Capitale. Con le festività pasquali ormai alle spalle, gli ambulanti milanesi, a bordo dei loro furgoni, non hanno esitato a raggiungere le strade cruciali d'ingresso alla città per pungolare il governo a non temporeggiare ulteriormente per far ripartire l'economia dopo le chiusure imposte dalla diffusione del Covid. Lo stop di questo ponte non ha rappresentato quindi una tregua con il governo Draghi. A cui titolari di bancarelle di abbigliamento, calzature, alimentari e altre merci in vendita nei mercati delle fiere e delle sagre chiedono a gran voce anche immediati ristori.
Poco distante, tra viale Zara, piazzale Lagosta, via Galvani e via Melchiorre Gioia e a ridosso della sede della Regione, Palazzo Lombardia, protagonisti della protesta sono stati invece i conducenti e gli impiegati delle imprese di bus turistici. Anche qui 40 pullman in mattinata fino alle 14 sono rimasti parcheggiati per 300 metri lungo la strada suonando a tratti i clacson. Almeno sessanta i manifestanti in presidio che chiedevano di essere ricevuti da un rappresentante della giunta regionale, ma non è stato possibile per precedenti e improrogabili impegni dei vertici regionali. Non lontano, in via Filzi, sotto il Pirellone, hanno protestato anche una quarantina di lavoratori della compagnia aerea Alitalia visto che il comparto aereo, legato a filo doppio al turismo, è senz'altro tra i più colpiti dalle misure contro il coronavirus.
Tra i portavoce degli ambulanti il consigliere comunale leghista Max Bastoni ha scongiurato il corteo accompagnando una delegazione di ambulanti, che in mattinata erano stati davanti alla Centrale, dal prefetto Renato Saccone per proporre una serie di iniziative per la riapertura delle loro attività tra cui la somministrazione dei vaccini anche agli operatori ambulanti di mercati e fiere. Tuttavia, visti i tempi dilatati (l'incontro dove esserci alle 15 ma anche in prefettura erano previsti impegni già in agenda e non rimandabili) l'attesa si è protratta fino alle 18.30. Per tre ore quindi i manifestanti hanno invaso piazza Tricolore, dove già dalla mattinata c'era un altro presidio. La tensione è cresciuta progressivamente e alla fine si sono contate almeno 200 persone accalcate alle transenne che bloccavano l'ingresso a corso Monforte.
Lavoratori che hanno battuto pugni e mani contro le transenne ritmando gli slogan della loro disperazione: «Sono cinque mesi che siamo senza soldi, che non si guadagna», «vogliamo parlare con qualcuno», «non riusciamo a mangiare», «vogliamo lavorare».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.