Una miscela esplosiva fatta di miseria, disoccupazione, alcol e disagio psichico è sfociata ieri mattina nell'omicidio-suicidio di una coppia di mezza età di Besate. A far da «detonare» lo sfratto dall'alloggio dove vivevano da anni e che sarebbe diventato esecutivo oggi. Così quando il muratore è arrivato per iniziare i primi lavori di restauro, ha trovato un biglietto all'ingresso che invitava a spingere la porta. Entrato, ha trovato la donna riversa sul divano, strangolata, e l'uomo appeso a una trave con una corda al collo. Sul tavolo un biglietto con le ultime volontà: «Prendetevi cura dei nostri cani e cremate i nostri corpi».
Non un gesto determinato da un raptus, ma qualcosa meditato a lungo e messo in atto con metodo da Luigi Negri, 52 anni nato e cresciuto a Besate. Sposato con Giuseppina Zizzu, 51 anni, originaria di Trapani, non aveva avuto figli e viveva in quel cortile di via Matteotti 50 insieme a due cani. Una coppia unanimamente descritta come tranquilla, mai creato fastidi, nonostante i problemi. Che non erano pochi. A cominciare dalla perdita di lavoro da parte di Luigi che l'uomo aveva da tempo smesso di cercare. Mentre la moglie soffriva di seri disturbi psichici. Forse per sopportare queste difficoltà l'uomo si era rifugiato nel bere, anche se ogni tanto tentava di smettere. Creando quella famosa miscela esplosiva: povertà, disturbi mentali, alcolismo.
Una situazione molto difficile che aveva portato i due coniugi a un progressivo isolamento e alla perdita di ogni interesse per la cura della persona. Erano seguiti dai servizi sociali del Comune, anche se con certi disagi non è facile confrontarsi. E in ogni caso non si trattava di persone violente, aggressive, attaccabrighe. Anzi i vicini li descrivono certo pieni di problemi, ma tutto sommato tranquilli e per nulla fastidiosi, sempre in giro con quei due meticci, un po' diventati i succedanei dei figli che non avevano mai avuto. Fino all'ultima tegola piombata sulla testa dei coniugi, un provvedimento della magistratura li avrebbe costretti a lasciare casa nei prossimi giorni. Non pagavano l'affitto da tempo, forse non l'avevano mai pagato, e l'ultimo proprietario, dopo aver acquistato all'asta l'alloggio, un piccolo bilocale, aveva chiesto e ottenuto lo sfratto per morosità.
Ieri in mattinata si era presentato un muratore, incaricato di iniziare i primi lavori per risistemare l'alloggio. Arrivato all'ingresso ha suonato a vuoto fino a quando il suo sguardo è caduto su un foglietto appeso: «Entrate, la porta è aperta» e lui ha spinto l'uscio. Dentro un disordine e una sporcizia impressionante: «condizioni igieniche al limite» diranno poi i primi soccorritori. Il muratore si è subito trovato davanti il corpo di Giuseppina, stesa sul divano, vicino a lei, appeso con una corda a una trave, Luigi.
L'operaio è uscito di corsa, sconvolto, e ha subito chiamato i carabinieri. Nel giro di pochi minuti sono arrivati i militari della compagnia di Abbiategrasso. Pochi dubbi sulla dinamica: l'uomo ha strangolato la moglie, che presenta infatti vistosi lividi sul collo, e poi si è tolto la vita. A fugare ogni dubbio una lettera scritta a mano da Luigi.
Poche parole per chiedere che qualcuno si prenda cura dei loro due cani, trovati chiusi nel bagno e poi affidati al servizio veterinario del Comune. E le ultime volontà: cremate i nostri corpi. Resta solo da capire se di questa decisione estrema la donna fosse consapevole e consenziente: un segreto che però Negri s'è portato per sempre con se.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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