Il papà killer è crollato Piange e vuol farla finita

Il papà killer è crollato Piange e vuol farla finita

E' il «day after» per Carlo Lissi, l'uomo che sabato scorso ha ammazzato a coltellate moglie e figli a Motta Visconti. L'uomo di ghiaccio, com'è stato fino ad ora, crolla. Da oltre 20 ore, in carcere, piange ininterrottamente, tanto da riuscire a stento a mangiare qualcosa e da non poter nemmeno parlare con il suo avvocato per spiegare come sono andate le cose. E' come se la freddezza con cui si è mosso la sera dell'omicidio plurimo ora si fosse improvvisamente e totalmente scongelata al calore cocente della subentrata consapevolezza che i suoi bambini e sua moglie non ci sono più e non torneranno mai più. E tutto, esclusivamente, per colpa sua. La storia carceraria è piena di testimonianze di persone che commettono un omicidio e poi non si pentono affatto. Scontano la pena e poi ricominciano a vivere tranquillamente. Per Lissi, invece, dopo le prime ore dalla scoperta dei fatti, in cui sembrava potesse andare così, con un atteggiamento a metà tra il distaccato e l'apatia, queste sono già le ore del risveglio: da un incubo.
Tanto che il suo avvocato, Corrado Limentani del foro di Milano, spiega e ripete: «L'ho incontrato e l'ho visto davvero sconvolto. Era inutile pensare di potergli dire qualcosa, di poter avere una riscostruzione dei fatti così come sono andati, perché non riusciva nemmeno a parlare». E allora, per adesso, il legale spiega che si baserà sugli atti giudiziari che sono stati depositati proprio ieri mattina. Oggi il legale proverà a tornare a trovare il suo assistito, nella speranza di riuscire a trovarlo in condizioni psichiche migliori di come, invece, l'ha visto ieri. E' proprio per questo che Lissi non ha affatto parlato con il giudice in fase di convalida o meno del fermo. Il suo avvocato lo dice chiaramente: «Non era proprio nelle condizioni di essere sottoposto a un interrogatorio, nella maniera più assoluta». Peraltro, ora si viene a sapere anche che quando ha raccontato la sua confessione in prima battuta agli inquirenti, materiale che poi gli è valsa l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, non avrebbe detto un granché. Il verbale, infatti, è stringato, sintetico all'eccesso, neppure due paginette. Chi si aspettava di più, sbagliava. Perché già appena dopo i fatti la sua determinazione, quella che l'aveva spinto a prendere il coltello, uccidere a coltellate la moglie e i suoi due bambini di 5 e due anni, iniziava a dare i primi segni di cedimento. Il giudice non ha convalidato il fermo di Carlo Lissi. Proprio com'è avvenuto per Massimo Giuseppe Bossetti nel caso di Yara Gambirasio. Il perché è ben specificato: mancanza del pericolo di fuga. Resta comunque valida l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ed è stato messo in isolamento. Controllato a visto nel timore possa compiere gesti autolesionistici.


Ora Carlo Lissi è un uomo solo. Avrebbe ucciso, stando alla confessione, proprio perché voleva esserlo, cancellare una parte della sua vita e ripartire da zero, magari con una nuova compagna. Adesso ha capito che è impossibile.

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