A Milano, le politiche sulla Sicurezza sono clamorosamente fallite - ammesso che esistano - e anche i rinforzi sbandierati dal sindaco, così, non basteranno. Ne sono convinti nel centrodestra, mentre continuano a denunciare nuovi fatti inquietanti che si verificano in città ed errori della giunta. La Lega nel fine settimana tornerà in piazza coi gazebo; raccoglierà firme per sollecitare un passo indietro dell'assessore Marco Granelli, invocando maggiore sicurezza in città con più agenti ma anche con «vere politiche di inclusione nei quartieri».
Eppure, c'è qualcosa di strutturale nella incapacità della sinistra di gestire questi fenomeni. Salvo che in alcuni suoi esponenti più avveduti o «riformisti» come Filippo Barberis, la sinistra ha un rifiuto per la sicurezza come tema a sé stante, slegato dai problemi della marginalità sociale e dell'esclusione. Il rifiuto diventa ancor più netto quando l'insicurezza ha a che fare con l'immigrazione. «Quanto accaduto in piazza Duomo ha origine culturale precisa - ha dichiarato per esempio Matteo Forte, consigliere di centrodestra, che ha proposto il Patto Milano sicura votato lunedì all'unanimità in Consiglio - Il relativismo della sinistra non aiuta».
Milan, come molte altre città, ha sempre patito la criminalità. Non era certo sparita nell'era del centrodestra. Tuttavia, dopo 10 anni di centrosinistra, il fallimento è evidente. E per le stesse ragioni che hanno determinato questo flop conclamato, si può prevedere anche che non basteranno alcune centinaia di agenti in più a cambiare la situazione. «Non è solo un mero problema di assunzioni, peraltro lentissime e complicate dal no allo mobilità - dice Marco Bestetti (Fi) - è un problema di organizzazione del corpo di Polizia locale. Se mantieni questa, anche assumerne 5mila sarà inutile». Bestetti vede vari difetti, ne cita due: «Il primo è la parcellizzazione. Una miriade di nuclei e sotto nuclei con funzioni specifiche, possono sembrare una ricchezza ma sottraggono forze ai compiti ordinari. Esempi: il nucleo per il trasporto pubblico locale o quello Patrimonio, che assiste agli sgomberi. Dato che non serve una preparazione particolare, non potremmo inserendoli nella turnazione complessiva degli agenti, anche quella notturna, che è uno dei problemi, per via del tetto di 19 notti all'anno». «Altro problema - prosegue Bestetti - i comandi di zona. Oggi sono un involucro che contiene mezzi e uomini (300 nel mio Municipio) ma senza reale autonomia, privi della possibilità di controllare il territorio, per esempio coi vigili di quartiere. Tanti agenti vorrebbero farlo ma non possono, perché il Comune ha stabilito che il loro numero sia esiguo, e tutto il resto buttato nel calderone della centrale operativa, con una gestione inefficace, in cui l'agente di Baggio viene spedito a Lambrate e viceversa». «Intervenendo su questi due aspetti costo zero potresti cambiare molto. Se non fai queste cose, non incidi».
L'assessore regionale De Corato, che ha avuto il merito di evidenziare per primo quanto la gravità di quanto accaduto in Duomo nella notte di San Silvestro, ieri ha denunciato un altro episodio: «In via Petrella è andata in scena una maxi-rissa tra extracomunitari». E scettico sui rinforzi anche Riccardo Truppo (consigliere comunale, esponente di FdI): «Fra i numeri sbagliati da Sala e i pensionamenti - calcola - in pratica si andrebbe solo a ripianare quello che è fisiologico, non vedremo grandi differenze». «Comunque - aggiunge - io ho proposto di mappare le criticità chiamando in audizione i comitati per capire le priorità di Milano.
Non solo, se emerge che la città è sotto assedio, la prospettiva cambia e uno dei punti è questo: se il sindaco sostiene che l'ordine pubblico è in mano al governo con le sue articolazioni, allora per prima cosa dovrebbe lanciare è un grido d'allarme. Ma se proclama che le assunzioni servono a fare sicurezza e poi continua a dire che la responsabilità resta di altri attori, allora mette la testa dotto la sabbia».
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