A piazza Piemonte le Tre Grazie di Salvatore Fiume

A piazza Piemonte le Tre Grazie di Salvatore Fiume

Se fosse vivo avrebbe compiuto proprio oggi 98 anni Salvatore Fiume, artista siciliano ma milanese nell'anima. E per ricordarlo, una volta tanto, la sua città di adozione gli dedica nientemeno che una piazza. O meglio un angolo di quella piazza Piemonte finita negli ultimi anni nell'occhio del ciclone per l'osceno gabbiotto dell'autosilo costruito davanti alla facciata del Teatro Nazionale e che per compensazione ospita dal 2010 quattro sculture di Aligi Sassu. Da oggi a far loro compagnia ci saranno anche le statue delle «Tre Grazie» di Fiume. Si tratta di un'opera monumentale abbastanza tarda dell'artista che aveva già 79 anni e che appartiene al periodo in cui Fiume esponeva presso la galleria milanese Artesanterasmo dedicandosi particolarmente alla scultura. Un dettaglio non irrilevante per una personalità estremamente poliedrica che spaziava dalla pittura alle scenografie teatrali, dal mosaico alla scrittura. Un percorso nutrito fin dagli anni Quaranta - periodo in cui si trasferì a Milano - dalla assidua frequentazione dei più fervidi intellettuali come Dino Buzzati e Salvatore Quasimodo. Non stupisce dunque che il suo primo successo pubblico avvenne grazie non a un'opera d'arte ma ad un romanzo, «Viva Gioconda», pubblicato nel 1943 presso l'editore Bianchi-Giovini di Milano. La città deve molto a questo artista, forse un po' sottovalutato dalla critica anche per una gestione non sempre impeccabile sul mercato, ma la cui memoria è oggi sostenuta dalla Fondazione creata dai figli Luciano e Laura, quest'ultima vicepresidente dell'Associazione Amici dell'Accademia di Brera. Una vita, quella dell'artista di Comiso, contrassegnata da episodi talora pittoreschi, come quello legato all'enorme dipinto commissionatogli da Gio Ponti per il salone della nave Andrea Doria e finito in fondo al mare. O come quando, nel 1948, si inventò lo pseudonimo di un inesistente pittore gitano - Francisco Queyo - sotto le cui spoglie espose alla galleria Gussoni di Milano una serie di dipinti ispirati alla tradizione spagnola. O ancora, come quando riprodusse su polistirolo le «Isole» dipinte con vernici marine sulle rocce della valle di Babile in Etiopia. Non gli mancarono i riconoscimenti internazionali, tant'è che le sue opere sono oggi conservate presso importanti musei mondiali, come l'Ermitage di San Pietroburgo, il Moma di New York e i Musei Vaticani.

Da oggi ce lo ricorderanno tre giocose sculture che Fiume realizzò personalmente dal modello in plastilina alla forma definitiva in resina policroma: una dura fatica che, dicono oggi i familiari, contribuì a minare la sua salute.

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