Quanti milanesi sanno che la loro città - di solito incomprensibilmente esclusa dall'elenco di quelle definite «d'arte» - ospita una delle più belle e famose sculture di Michelangelo? Quanti, insomma, sanno cos'è la Pietà Rondanini e dove si trova? Una esigua minoranza, ne sono certo. Anche perché per vedere l'opera, di proprietà del Comune di Milano, bisogna proprio andarsela a cercare in una sala delle Civiche Raccolte al Castello Sforzesco. Per il futuro -ma quando? - è previsto uno spazio dedicato, sempre al Castello, nel cosiddetto Ospedale spagnolo. Una collocazione comunque poco accessibile, una visibilità inadeguata, un'ingiustizia per un capolavoro. Tutti sanno che la Gioconda è al Louvre e molti sanno che il Cenacolo leonardesco è nella Sagrestia di Santa Maria delle Grazie. Quanti sanno dov'è (e dove sarà) la Pietà Rondanini per andarsela a cercare? Probabilmente consapevole di questo torto, fatto prima di tutto a Michelangelo, qualcuno ogni tanto cerca di sistemare quel capolavoro da qualche altra parte, magari a termine. Insomma cerca di dargli una più adeguata evidenza. L'ultimo tentativo è dell'ex assessore alla Cultura della giunta Pisapia, Stefano Boeri che propose di spostare provvisoriamente l'opera a San Vittore. Progetto bocciato dal successore di Boeri, comunque una scelta temporanea. Invece quella scultura merita molto di più. Merita di essere facilmente accessibile per essere vista da tutti i milanesi e da chiunque venga a Milano. Ed essendo un'opera di altissimo valore religioso e di straordinaria suggestione quasi mistica, la sua destinazione definitiva non può essere che il Duomo, conosciuto, amato e continuamente visitato da tutti, ma proprio tutti i milanesi e, ovviamente, da qualsiasi turista. I molti che ignorano l'esistenza di quell'opera o che essa si trovi a Milano se la troverebbero di fronte visitando la Cattedrale. Immagino la prima obiezione: è di proprietà del Comune, comprata nel 1952 (quando, nonostante ancora sanguinassero le ferite della guerra, la città faceva le cose in grande) mentre il Duomo è della Chiesa ambrosiana. La risposta è facile: la storia e quindi anche la proprietà dell'opera e i meriti di Palazzo Marino verrebbero ricordati, come di fatto avviene già oggi, nella didascalia illustrativa. Il ruolo della città nella valorizzazione di quel capolavoro ne risulterebbe valorizzato, oltre che comunicato ad un pubblico molto ma molto più vasto. Chi visita San Pietro a Roma ha modo di notare che il luogo più affollato della sterminata basilica è la nicchia che ospita una Pietà michelangiolesca (di un Buonarrroti giovane) più monumentale, forse più nota ma certamente meno suggestiva e struggente della Rondanini, opera della vecchiaia dello cultore, quasi testamento estetico e testimonianza religiosa. Che perciò merita altrettanta accessibilità ed evidenza. D'altra parte è fuori di dubbio che nel contesto del Duomo la carica emotiva propria di quel capolavoro risulterebbe esaltata, mentre la sistemazione attuale - e presumibilmente anche la futura - avendo finalità esclusivamente didascaliche, è di una freddezza che non rispetta l'anima dell'opera, di fatto impoverendola.
Inoltre nel bellissimo Museo del Duomo avrebbe spazio adeguati anche tutto il corredo illustrativo. Infine, dove e come sistemarla nel Duomo? Be', non c'è dubbio per risolvere a questo proposito che la Veneranda Fabbrica del Duomo darebbe un contributo decisivo e irrinunciabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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