Rabbia Fontana contro Conte "Lunari i divieti di muoversi"

La Lombardia conta di essere "gialla" dall'11 dicembre. È scontro fra il governatore e Roma sul "decreto beffa"

Rabbia Fontana contro Conte "Lunari i divieti di muoversi"

Il «giallo» si avvicina, ma rischia di essere «un po' meno giallo» del previsto. E riparte il braccio di ferro col governo.

«Dovremmo entrare in zona gialla dall'11 dicembre» annuncia il presidente della Regione Attilio Fontana, nel punto stampa serale, confermando che il passaggio dall'attuale livello arancione «dovrebbe essere automatico se i numeri continuano a essere così nei prossimi giorni». Eppure, la Lombardia si riscopre sotto la «spada di Damocle» dei decreti governativi: sottoposta a una potestà normativa che il governo si è già ripreso e che la Regione - non a caso - proprio ora torna a mettere in discussione agitando il tema dell'autonomia.

Il presidente della Regione, contesta metodo e merito dell'ultimo decreto legge. Secondo Palazzo Lombardia, questo introduce una «sostanziale e ingiustificata limitazione della vita dei nostri cittadini». E questa va «eliminata». La novità del giorno, infatti, è l'intervento d'urgenza dell'esecutivo che, riappropriandosi del potere di decidere cosa si fa, dove e quando, lo sottrae agli automatismi (seppur parziali) dei livelli di rischio indicati dai tre colori: rosso, arancione e giallo. In Lombardia, il passaggio dal livello massimo - il rosso - a quello intermedio - l'arancione - è già stato sancito formalmente, con tutti i suoi effetti. L'ulteriore discesa al livello giallo, il minimo, sarebbe anch'esso possibile in base ai numeri, ma dev'essere ancora «registrato» dal ministero. Il problema è che in questa Italia tutta «giallo rafforzato» sarà comunque in vigore un divieto di spostarsi da Comune a Comune nei giorni festivi, il 25 e 26 dicembre e il 1° gennaio, e saranno sempre possibili «misure specifiche» ulteriori. È ciò che prevede il decreto-legge varato giovedì sera dal Consigli dei ministri. Un decreto che ai governatori non è piaciuto affatto.

In tarda mattinata, ieri, Fontana ha definito «lunare» il divieto di spostarsi. E nel pomeriggio è tornato a parlarne, come del resto hanno fatto i colleghi. «Come Conferenza della Regioni - ha spiegato - abbiamo espresso il nostro disappunto per l'approvazione del decreto legge che è stata fatta nella notte e che sostanzialmente ha impedito di poter entrare nel merito». Il testo prevede che dal 21 dicembre al 6 gennaio saranno vietati gli spostamenti tra Regioni diverse (quindi anche nelle seconde case che si trovino in una Regione diversa). Inoltre, come detto, il decreto stabilisce che a Natale, Santo Stefano e Capodanno saranno vietati anche gli spostamenti tra Comuni diversi, con le stesse eccezioni. Infine, le nuove norme stabiliscono anche che i Dpcm emergenziali, «indipendentemente dalla classificazione in livelli di rischio» e di scenario delle diverse Regioni, possano disporre, nel periodo dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021, su tutto il territorio nazionale, specifiche misure tra quelle già previste elencate dalle norme

Per Fontana, sono norme creano delle «situazioni di difficoltà a tanti cittadini che si trovano nell'impossibilità di incontrare i propri parenti, i nonni o i genitori anziani e crea un differente comportamento fra grandi città e piccoli Comuni, con parenti magari a 500 metri di distanza ma separati da una linea di confine». «Una situazione che noi ritenevamo di dover rivalutare - ha ribadito - ma non abbiamo potuto entrare nel merito».

Alla fine si apre solo uno spiraglio: «Ho proposto al presidente Conte di creare un percorso privilegiato per modificare questo decreto legge» - dice Fontana - e il premier «ha preso atto della mia richiesta». Intanto però si attivano anche i gruppi parlamentari per cambiarlo, il decreto della discordia.

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