Veri professionisti, come da tempo non se ne vedono ormai più: passamontagna, pistole, quasi sicuramente finte, guanti in lattice, grande freddezza. Con questi «ingredienti» tre banditi ieri mattina hanno assaltato un ufficio postale e, dopo aver preso una dozzina di impiegati in ostaggio, hanno ripulito casse e bancomat fuggendo con 75mila euro. Un bottino per nulla disprezzabile di questi tempi.
La banda è entrata in azione ieri mattina verso 7.45 invia Appennini 77 estrema periferia nord ovest di Milano, ai confini con Pero. Gli impiegati stanno arrivando alla spicciola, aspettano il direttore e poi insieme entrano dallingresso principale. Appena dentro vengono raggiunti dallultimo dipendente, che entra invece dalla porta posteriore. Ma subito dietro di lui spuntano anche i tre banditi. Come detto gente esperta: sono molto calmi, hanno il volto coperto, impugnano delle pistole semi automatiche, forse semplici riproduzioni, e indossano guanti in lattice per le impronte digitali. Mettono subito in fila i dipendenti, una dozzina circa, e uno dopo laltro li immobilizzano utilizzando fascette di plastica da elettricista. Una «dotazione» dal costo irrisorio, una confezione da 100 pezzi costa al massimo 4 euro, ma di grande efficacia.
Dopo averli immobilizzati con le mani dietro la schiena, i rapinatori dividono gli impiegati in due gruppi: il primo viene stipato nei bagni, il secondo nel sottoscala che porta al seminterrato. Mentre due banditi rimangono a sorvegliare gli ostaggi, il loro complice prende in disparte il direttore e gli fa capire che non è il caso di fare leroe. Quindi lo costringe senza tanti complimenti ad aprire prima la cassaforte poi lo sportello «postamat», ripulendo entrambi con cura.
I rapinatori a questo punto legano le mani anche al direttore, lo infilano nel bagno insieme agli a ltri e fuggono. Il colpo è durato in tutto una ventina di minuti, si è svolto senza intoppi e ha fruttato circa 75mila euro, un discreta somma considerando che banche e uffici postali, proprio per scoraggiare gli assalti usano mille accorgimenti per ridurre al minimo i contante nelle casse. Alle 8.05 gli ostaggi rimangono finalmente soli e cominciano a cercare di rompere le fascette, unoperazione tuttaltro che facile. Passano altri preziosi minuti e alla fine solo verso le 8.30 il direttore riesce a liberarsi le mani e telefonare al 113.
Arrivano le prime volanti, insieme a un paio di ambulanze del 118, anche se nessuno ha sofferto particolarmente la «prigionia» e ha bisogno di cure mediche. I banditi hanno lasciato ben poche tracce dietro di se anche se cè il sospetto si tratti della stessa banda entrata in azione il giorno prima allufficio postale di via Stefini alla Maggiolina. Corrisponderebbero le descrizioni e le modalità dazione. Anche in quella occasione i rapinatori, quella volta in due, hanno atteso lorario di apertura per sorprendere limpiegato che entra dal retro. Una volta dentro hanno preso gli altri impiegati in ostaggio e ordinato al direttore di aprire la cassa.
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