E riecco lo spoil system del centrosinistra. Quasi tutti i tre candidati alle primarie civiche si gingillano tra miopia politica e sete di vendetta senza preoccuparsi almeno di vincere prima le elezioni regionali. Obiettivo i dirigenti di Regione Lombardia di fede ciellina. Si badi bene: non quelli di centrodestra in sé ma soprattutto quelli di Comunione e Liberazione. «Dobbiamo mandare via recita un twitter di Andrea Di Stefano - i dirigenti della macchina regionale intrisa dalla melassa ciellina altrimenti resteremo impantanati». Lunedì sera da Gad Lerner anche Umberto Ambrosoli si improvvisa sanculotto e annuncia epurazioni in caso di vittoria: «Via almeno i dirigenti di fascia alta, quelli che occupano i vertici degli assessorati». Più pacata e conciliante Alessandra Kustermann, anch'ella ospite a L'Infedele, che preferisce distinguere tra nominati dalla giunta Formigoni e aspetti confessionali: «Per i primi i contratti decadono da soli ma ci sono molte persone qualificate ed è assurdo discriminare chi liberamente aderisce ad un movimento politico o religioso che sia». Poco memori della lezione di Pisapia che liquidando in fretta e furia i dirigenti nominati dalla Moratti si ritrova tutt'ora nel caos gestionale di alcuni assessorati, il centrosinistra pregusta la vendetta. Se vince la sinistra ci sarà dunque un cambiamento radicale ma è più facile pensare ad una difficile convivenza dal momento che lo stesso saggio «Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia» di Enrico De Alessandri, adottato come bibbia dal centrosinistra, riveli come la rete ciellina si estenda nella macchina burocratica ben oltre gli alti gradi dirigenziali: responsabili delle unità organizzative, impiegati, segretarie e guardie giurate. Inimicarseli tutti sembra una stupidaggine colossale. Intanto, si alleggerisce l'attacco di Di Stefano nei confronti dei medici obiettori di coscienza. Prendendo le distanza da un tema già cavalcato da Pd e Sel nella precedente legislatura («assumere negli ospedali solo medici non obiettori»), il candidato della sinistra radicale rivede la sua posizione iniziale riavvicinandosi al pensiero della Kustermann («non si può costringere una persona contraria all'aborto a praticarlo ugualmente»). «Non metto in discussione il diritto all'obiezione da parte dei medici» spiega Di Stefano.
«Credo comunque sarà necessario fare un lavoro di conciliazione partendo dal ruolo che i consultori devono riprendere ad avere per conciliare i diritti degli obiettori e di chi è costretta ad abortire». Fermo sulla sua opinione anti obiettori Ambrosoli, smanioso com'è di apparire sempre più di sinistra.@marziobrusini
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