Il ritrattista del Papa omaggia Leonardo: «Uso ancora la tecnica del Rinascimento»

Nella Sacrestia i dipinti di Ulisse Sartini: «Mi ispiro ai grandi maestri»

Marta Calcagno Baldini

Non usa né pc né cellulare, vedere che il mio registrava la nostra conversazione durante la visita alle sue opere lo ha per un attimo stupito. Siamo alla mostra «La virtù della bellezza. Omaggio a Leonardo» di Ulisse Sartini, il pittore di Ziano Piacentino classe 1943, fino al 13 nella Sacrestia del Bramante nella Basilica di Santa Maria delle Grazie (via Caradosso 1). Tranne un quadro, «La Madonna delle Grazie», che l'artista ha regalato alla Basilica ed è situata in una piccola sala che si affaccia sul Chiostro. Non è certo la prima tela di del pittore piacentino che trova sede in una chiesa: Sartini è infatti il ritrattista ufficiale di Benedetto XVI, lo è stato di Papa Giovanni Paolo II e anche di Francesco. «Io uso tecniche rinascimentali, la mia modernità sta proprio nel ritornare alla bella pittura, al disegno. Io vivo in un altro mondo rispetto a chi fa installazioni o performance». La mostra in Sacrestia è il risultato di un anno di lavoro, e vuole essere un omaggio al genio di Leonardo Da Vinci per i 500 anni dalla sua morte. «Certo, è assurdo confrontarsi con il Genio: io con umiltà ho fatto ciò che so fare. Uso tecniche rinascimentali, e ho realizzato delle opere che possono ispirarsi a lui». La Gioconda di Sartini è una bambina, «ancora per non scendere in un confronto diretto, che non voglio». Sartini è uno studioso, di temi evangelici e di Leonardo: «E amo tutto ciò che è Rinascimento: questi colori non si ottengono con le pitture dirette, sono tutte trasparenze, sovrapposizioni». Mostra una colonna di cartoni: «queste sono versioni moderne, i soggetti sono le mie modelle, ma il colore viene preparato esattamente come faceva lui, ed è sottoposto a velature dopo, fino ad ottenere il colore che si desidera. Ad esempio questo rosso parte da un giallo. Prima si fa il disegno, poi vengono dipinti in monocromo sul grigio, e con sovrapposizioni si arriva alla tinta che si cercava. Colori che con la pittura diretta non si ottengono». Oltre che un conoscitore delle tecniche antiche Sartini è anche un filosofo: molto credente, esprime nelle sue tele il dialogo e la vicinanza dell'uomo con Dio, inserendo, in questo caso, citazioni leonardesche. Come dimostrano tre quadri al centro della sala: «Rappresentano l'unione del Cielo con la Terra, che è Gesù, l'Annunciazione, e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Tele in cui emerge una costante di Sartini, a prescindere dal tema della mostra: «L'Embriocosmo», un concetto di extra-tempo, una sorta di Infinito, uno sfondo che inserisce i soggetti in un territorio esterno. «Per ispirarmi non guardo mai il computer. I quadri li vedo dal vivo nei musei, o dai libri: la mia è una pittura descrittiva eccetto l'Embriocosmo che è una mia invenzione». Sartini spesso ha ritratto anche personaggi importanti non della Chiesa, come Maria Callas, che si trova nel Museo del Teatro alla Scala di Milano.

Celebri inoltre i ritratti del Primo ministro inglese John Major, di Pier Paolo Pasolini, di Luciana Savignano, di Luciano Pavarotti alla Royal Opera House di Londra, di Audrey Hepburn per la nuova sede dell'Unicef a Roma.

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