Rom, braccio di ferro giunta-residenti

Nuove manifestazioni nel quartiere ma Palazzo Marino sceglie la linea dura. E Pisapia: «Condanno le violenze»

Rom, braccio di ferro giunta-residenti

Non bastavano l'assessore alla Sicurezza, i presidenti di due Commissioni comunali (Anita Sonego della Sinistra x Pisapia e Mirko Mazzali di Sel), la capogruppo di Sel Ines Quartieri e il presidente del consiglio comunale, Basilio Rizzo. Tutti presenti e schierati - senza se e senza ma - dalla parte dei nomadi alla conferenza stampa convocata ieri mattina dalla Consulta Rom (nata nel 2011, la portavoce è Diana Pavlovic ex candidata della Sinistra x Pisapia). Le associazioni di rom e sinti hanno accusato di «razzismo» e «sequestro di una comunità, le donne non possono neanche andare al supermercato» i residenti di via Dione Cassio che manifestano da una settimana contro l'accampamento nomadi abusivo.

La Consulta minaccia anche azioni legali, la butta in politica e se la prende direttamente con tre gruppi neofascisti, «Gioventù di ferro, Gioventù della fiamma e Centro culturale Leccisi». Salvo poi confessare «la delusione nel vedere in strada la società civile, i vicini di casa, le ragazzine che si facevano largo tra la polizia per vedere lo “zoo”». Ci sarà anche della strumentalizzazione politica, ma c'è molta esasperazione della gente comune, che da mesi e mesi sopporta quella baraccopoli abusiva e un atteggiamento spesso prepotente da parte dei rom.

La giunta con l'assessore al Sicurezza in prima fila difende la comunità: la polizia ha negato che ci siano state sassaiole ma Granelli assicura di aver visto con i propri occhi «atti di razzismo e violenza che vanno assolutamente condannati». Ma non è bastato, appunto. «Chiediamo un gesto di condanna del sindaco, anche simbolico». La «caccia allo zingaro - scrivono le associazioni rom e sinti in una lettera al sindaco - non la si affronta con il silenzio imbarazzato che lascia spazio alla discriminazione, oggi in via Dione Cassio e domani in tutti i campi regolari e non».

Non passano tre ore che Pisapia risponde all'appello: «Ritengo che siano da condannare le azioni che hanno caratterizzato gli ultimi giorni con manifestazioni anche violente, insieme a messaggi dello stesso tenore pubblicati sul web. Siamo tutti al lavoro per un unico obiettivo, avere una città accogliente, bella e sicura e tutti siamo chiamati responsabilmente a costruire il futuro di Milano, città Medaglia d'Oro della Resistenza». Né il Comune intende cedere agli ultimatum dei residenti di viale Ungheria, che avevano imposto: sgombero entro oggi, o ci pensiamo noi. «Non sto nella logica dell'ultimatum - chiude Granelli -, anche perché i tempi per la chiusura del campo li ho dati e li ho scritti per tempo anche ai cittadini della zona». Lo sgombero «avverrà entro fine aprile».

Il tempo di allestire il nuovo centro di accoglienza in via Lombroso 59, dove il Comune monterà i container con i fondi ministeriali dell'ex piano rom. Non importa che lì ci siano già grossi problemi di sicurezza e la gente protesta.

Il nuovo campo 150 rom, il costo per la realizzazione dei servizi ammonterà a 389mila euro e l'area sarà gestita fino al 31 ottobre da un ente del terzo settore, verrà affidato anche il centro di via Barzaghi (costo 259mila euro), che ospita già 130 nomadi.

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