I residenti: "Via le baracche o il corteo non sarà pacifico"

Domani in viale Ungheria un nuovo presidio: "Siamo esasperati, non li odiamo, ma fanno vivere le donne e i bambini in condizioni disumane"

I residenti: "Via le baracche o il corteo non sarà pacifico"

«Durante l'ultima manifestazione ci hanno promesso che sgombereranno il campo di via Dione Cassio entro venerdì sera (domani per chi legge, ndr). Se non lo faranno non staremo certo con le mani in mano. E forse stavolta la manifestazione non sarà più così pacifica». In viale Ungheria il movimentato presidio di martedì sera non ha certo placato i residenti e tanto meno li ha dissuasi dal perseguire il loro obiettivo principale: allontanare i rom che vivono dal novembre 2011, dopo lo sgombero di via Gatto, nell'area dismessa di una società di logistica e trasporti in via Dione Cassio.

La gente di questo quartiere non si sente xenofoba o razzista. «Non odiamo i rom: non li abbiamo mai aggrediti fisicamente o colpiti con molotov o pietre come vogliono far credere i membri di certe associazioni che li difendono - spiega con veemenza Emilia V., 47 anni, da venti residente in viale Ungheria -. C'ero anch'io quel giorno che una delle loro ragazze, una bambina quasi, stava partorendo per la strada: gli altri rom la deridevano, siamo stati noi, i residenti di viale Ungheria, a chiamare il 118 e ad aiutarla a salire sull'ambulanza! Non siamo solo derubati, offesi per strada senza ragione, picchiati dai rom, che non esitano a fare i loro bisogni per strada davanti a tutti e senza alcun ritegno. Vediamo i loro bimbi, le loro donne e gli anziani che vivono nel campo schiavizzati e sfruttati, mandati ogni mattina a mendicare al capolinea della 45, a San Donato milanese, oppure in metropolitana. Non pensiamo solo a noi stessi. Anche se molti qui sono senza casa e senza lavoro. E che il sindaco si preoccupi invece ad aiutare i rom infastidisce parecchio anche una come me, che Pisapia l'ha votato».

«Venerdì ci riuniremo tutti come sempre nel cortile di viale Ungheria 5, visto che la questura ci ha negato ancora l'autorizzazione formale per una vera e propria manifestazione in strada. Stavolta, però, speriamo di festeggiare in pace e armonia - sospira Gabriele Leccisi, che ha organizzato i presidi di questi giorni a nome dell'associazione culturale intitolata al padre Domenico -. La gente del quartiere, infatti, si sente esasperata, presa in giro da questi continui rinvii dello sgombero del campo di via Dione Cassio. Mi auguro, per tutti, che la promessa stavolta venga mantenuta perché altrimenti, e lo dico con rammarico e amarezza, credo che i residenti reagiranno male. Non vogliamo violenza, non l'abbiamo mai usata contro i rom, nonostante quel che sostengono alcune associazioni.

Spero sinceramente che Pisapia ci ascolti. E che anche i politici di Roma si liberino dell'arroganza del potere per aiutare cittadini inermi come siamo noi. In fondo chiediamo solo di tornare a vivere. E di far vivere dignitosamente anche i nomadi».

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