Da una battaglia portata avanti da solo a capo popolo. Si allarga il fronte dei sindaci lombardi in polemica con il governatore della Lombardia Attilio Fontana e in prima fila, guarda caso, c'è Beppe Sala il primo cittadino di Milano in campagna elettorale già da Sant'Ambrogio. Nel mirino la polemica che tiene banco sul presunto errore di comunicazione dei dati sanitari inviati da Palazzo Lombardia all'Istituto superiore di sanità che ha determinato la classificazione della regione in «zona rossa» dal 18 al 23 gennaio. Decisione poi rettificata in arancione. «Grazie alla nostra iniziativa - scriveva ieri il governatore Fontana - la Lombardia è zona arancio e molte attività hanno potuto riprendere. La vera notizia arriverà quando chiariranno come l'algoritmo elabora i dati standard giornalieri che stiamo mandando da 11 mesi».
Così se il rischio era che la voce grossa del sindaco Sala che chiedeva alla Regione dati che «sono già pubblici», come ha ricordato Fontana, cadesse in sordina, ora c'è il coro con i sindaci di sinistra come Giorgio Gori da Bergamo, Emilio Del Bono da Brescia, Davide Galimberti da Varese, Gianluca Galimberti da Cremona, Mauro Gattinoni da Lecco e Mattia Palazzi da Mantova. «Non credo che sia corretto quando Fontana dice che la zona rossa della Lombardia non è colpa di nessuno - attacca Sala- È colpa di qualcuno, ma il problema non è fare processi, piuttosto di capire. Perché le macchine amministrative funzionino servono la capacità amministrativa e tecnica. E un controllo molto forte». Il tema è appunto il sistema di comunicazione dei dati sanitari e la loro completa accessibilità: «Contesto Fontana quando dice che i dati sono pubblici. Non è così, ma soprattutto sono veri o no? Perché quello che si sta dicendo è che per un tempo non erano veri». Pronta la replica del neo assessore al Welfare Letizia Moratti raccolta dal Tg3 Lombardia: «Nessun errore della Regione, ma una rettifica e la segnalazione che l'algoritmo non funziona partita proprio da Milano. Vero che la chiarezza è indispensabile e proprio per questo la Lombardia aveva chiesto una sospensione di 48 ore per poter accertare i dati. A sbagliare è chi non dialoga».
Sull'errore nella ricostruzione della seconda ondata insiste Gori: per giorni i dati del «cruscotto», ovvero la rilevazione regionale dei positivi provincia per provincia, erano impazziti perché nel giro di 24 ore sembrava che i positivi fossero più che dimezzati. Quella «ipervalutazione» dell'indice Rt con il conteggio tra i positivi anche di pazienti guariti che ha portato la Lombardia «ingiustificatamente» in zona rossa, si ritrova anche nel sistema dei Comuni con disagi e forse la smentita del fatto che ci sia qualcosa di sbagliato nell'algoritmo dell'Iss.
«Noi - è la richiesta di Sala e dei sindaci - vogliamo capire cosa sia successo, ritornando con i dati fino al 12 ottobre». La data nella quale la Regione modifica il meccanismo di certificazione della guarigione: prima erano previsti due tamponi negativi, poi l'isolamento per 21 giorni dalla data inizio sintomi. Le altre richieste, che hanno il sapore dell'accusa, avere la disponibilità della banca dati in versione «open source», quindi accessibile a tutti («se fossero stati accessibili magari qualcuno si sarebbe accorto dell'errore») e come risolvere il problema. Così se i sindaci di sinistra parlano di «questione di leale collaborazione tra istituzioni, di fiducia dei cittadini verso le istituzioni tecniche e governative, di necessità di rinsaldare il patto democratico in vista dei mesi che ci attendono e di danni subiti ingiustamente da potere fette della popolazione», guai a parlare di attacchi politici contro la Regione. «Noi non faremo nessun esposto, questa è una questione prima di tutto tecnica» ribatte Sala.
La strategia è mandare avanti i partiti.
Quelli che hanno organizzato con Pd e 5Stelle in testa un flashmob sotto Palazzo Lombardia per protestare contro la gestione dell'emergenza. «L'errore - attacca la segretaria del Pd milanese, Silvia Roggiani - è della giunta Fontana, ormai non ci sono più dubbi, ammesso che ce ne siano mai stati».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.