Come volevasi dimostrare. Lo scontro scoppiato due giorni fa tra Beppe Sala e l'Inter, dopo che il sindaco ha bloccato il progetto del nuovo stadio di San Siro «finché non sarà chiaro il futuro della società» - ennesima melina per lanciare la palla avanti ed evitare liti con gli ambientalisti prima del voto - raccoglie la ola dei Verdi. «Siamo con Sala e condividiamo la decisione di sospendere il progetto a fronte della scarsa chiarezza sulla futura proprietà dell'Inter - scrivono i portavoce Elena Grandi, Andrea Bonessa e Mariolina De Luca Cardillo -. Non si può affidare lo stravolgimento di un intero quartiere, con cantieri ad altissimo impatto ambientale, senza garanzie. Meglio ristrutturare il Meazza e San Siro non ha bisogno di nuovi centri commerciali, uffici e case di lusso». Sulla stessa linea Milano Unita, la lista di sinistra che sostiene la ricandidatura di Sala: «Non si può consegnare un progetto che modifica radicalmente un quartiere, plasmandolo per i decenni a venire, nelle mani di società la cui proprietà è incerta, alle prese con problemi finanziari e in trattativa per essere cedute».
L'Inter giovedì ha risposto a Sala a muso duro, definendo le sue dichiarazioni «offensive, irrispettose verso la storia del club e i suoi milioni di tifosi nonchè irrilevanti rispetto all'attuale iter amministrativo. Se dovesse essere confermato che l'Inter e la proprietà non sono gradite all'attuale giunta sapremo prendere le decisioni conseguenti». E Sala in un'intervista alla Gazzetta si dice «sorpreso per la reazione dell'Inter, sono dispiaciuto in quanto sindaco e tifoso nerazzurro che è andato per la prima volta allo stadio 55 anni fa. Ma - ha ribadito - io voglio fare il bene di Milano. Lo stadio è una buon opportunità ma come faccio a non essere preoccupato? Mi sto muovendo spinto dalla logica della prudenza. In questo momento gli investimenti originati dalla Cina in alcuni settori come il calcio sono in difficoltà. Io sto solo chiedendo informazioni all'Inter Stiamo discutendo di una partnership e voglio sapere chi è e chi sarà il mio partner». Nessun comunicato ufficiale da parte del Milan ma dal club filtra un discreto ottimismo o piuttosto l'auspicio che lo stand by di Sala non duri all'infinito, l'iter prosegue e la società intende ribadire al Comune gli enormi benefici del progetto.
I club trovano l'assist del centrodestra. «La verità - commenta il senatore Fdi Ignazio La Russa - è che con l'avvicinarsi delle elezioni Sala ha paura di perdere voti e teme di scontentare i suoi litigiosi alleati. Il nuovo stadio va fatto e contribuirà alla crescita di Milano». L'eurodeputato Fdi Carlo Fidanza aggiunge che Sala «accusa la proprietà in modo irrispettoso» ma il rinvio della decisione «dimostra solo che è già succube al partito dei Verdi Europei a cui ha appena aderito». Fermare il progetto anche per il commissario provinciale della Lega Stefano Bolognini è «un'idea assurda. Si parla di 1,2 miliardi di investimenti privati, oltre all'impianto riqualificheranno l'intera zona creando un indotto positivo nei quartieri come è accaduto per Citylife o piazza Gae Aulenti». E «in un momento di crisi creeranno posti di lavoro non solo durante ma anche al termine dei lavori, in particolare nelle nuove attività commerciali». Fa notare che «l'area intorno allo stadio oggi è oggettivamente poco valorizzata. Il pubblico dovrebbe incentivare interventi come questi, non rallentarli». Ma «come era prevedibile questa è la plastica dimostrazione di come l'ingresso di Sala nei Verdi potrebbe rallentare opere strategiche per Milano». Il capogruppo del Pd Filippo Barberis prova a mediare. Con le squadre, dice, «è stato fatto un lavoro importante e positivo per modificare il progetto iniziale e conciliarlo con l'interesse pubblico che siamo chiamati a rappresentare».
In queste settimane «è stato posto un tema di buon senso amministrativo, per procedere serve avere certezza dei partner, non è ancora chiaro se l'Inter sia in vendita e quindi chi potrebbe essere l'acquirente. Piuttosto che attaccare in modo scomposto il sindaco serve che la società dia garanzie sul proprio futuro».
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