Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione e assessore a Ricerca, innovazione ed export, quanto vale questo «Piano Marshall» regionale?
«Moltissimo, un'iniezione così non si è mai vista nella storia della nostra Regione. E anche delle altre credo. I Comuni potranno fare investimenti, sono soldi che possono essere spesi subito, vera liquidità».
Nel Fondo da 2,4 miliardi c'è anche l'autostrada Pedemontana?
«Una parte è Pedemontana: stiamo parlando di un'opera prevista, importante, un volano che porta altri investimenti che generano una loro economia, diretta e anche indiretta, perché uno dei costi maggiori sono i trasporti. La logistica non si è mai fermata e quando sarà pronta Pedemontana ci auguriamo di essere in una situazione di normalità».
L'emergenza sanitaria resta.
«Sì e nel piano c'è un bonus per medici, infermieri e tecnici e uno per le aziende che si riconvertono in anti-Covid, perché sta nascendo una produzione di questo tipo e la incentiviamo. Ora dobbiamo pensare di tornare gradualmente alla normalità. La stragrande maggioranza delle persone si è comportata bene. Il governo dia i tempi, ma non tardiamo perché la gente comincia ad avere fame. Non solo in Lombardia, in tutta Italia».
Siamo alla fase 2?
«Dovremo vivere in modo diverso. Non possiamo essere costretti al bivio fra morire di Covid o di fame. Applicando le misure di sicurezza partendo dalle attività produttive, impareremo anche a lavorare in modo diverso. L'economia non è un uomo nero che spaventa. Ora ci sono famiglie che non ce la fanno e la cosa non si risolve coi sussidi, ammesso che il governo riesca a darli».
E qualcuno deve pagarli. Finora li ha pagati in buona parte la Lombardia.
«I sussidi servono a chi non può lavorare. Ma il sistema economico ha dato prova di saper affrontare questa crisi. Il codice Ateco è un'astrazione, molte aziende possono applicare un distanziamento. Ora piano piano torneremo a lavorare, sempre in sicurezza. Mettendo la salute al primo posto, perché nessuno può accusarci del contrario».
Qualcuno lo fa.
«Sono critiche strumentali, non si riferiscono a errori commessi. Una cosa è certa ormai, l'epidemia di Covid può capirla solo chi la vive. Qualcuno può accusare un esercito in guerra di aver esagerato con le munizioni o con le scorte?».
L'ospedale in Fiera?
«C'è un ospedale che potrebbe servire. È lì pronto per il Nord e per l'Italia intera. Da quel 21 febbraio molti sono stati salvati con l'ossigeno. Poi voglio dire una cosa: il nostro compito è decidere, e lo abbiamo fatto, quando anche gli scienziati erano divisi, davanti a una malattia che nessuno conosce».
I test serviranno?
«Anche qui la scienza si è divisa. Noi abbiamo scelto una linea forse impopolare per il bene dei cittadini, stabilendo che dovessero essere affidabili sopra ogni cosa. Su quelli di Pavia si ripongono grandi speranze. E nel frattempo è anche aperto un bando per la ricerca, per progetti su cure e dispositivi diagnostici».
La vostra «App» Allertalom?
«Per mappare il contagio siamo arrivati a un milione e 100mila utenti e dai primi dati è emerso che il 5,9% di quelli che hanno inviato il questionario hanno almeno due sintomi marcati di Covid e di questo 5,9%, più del 2% ne ha tre. Questo ci dà una statistica su più del 10% della popolazione».
L'opposizione ha preso di mira l'assessore Gallera che è di Forza Italia come lei e di recente era stato su posizioni diverse dalle sue.
«Giulio si è assunto il compito difficile di prendere alcune decisioni e di comunicare ogni giorno il bollettino dei malati e dei decessi. Ha messo la sua faccia in una tragedia. Ha tutta la nostra stima e tutto il nostro supporto».
Vi preoccupano le richieste di commissioni d'inchiesta?
«No, non abbiamo il tempo di occuparci di queste cose e di leggere certe
critiche, se sono gratuite. Nessuno è infallibile, parlo per me. Ma il tempo è galantuomo e la realtà sta venendo fuori giorno dopo giorno. Si dicono tante cose, ma non si possono ingannare tante persone per tanto tempo».
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