Salvini ricandida Fontana: "Lui anche nel 2023". Memoria difensiva ai pm

Il leader fa scudo al governatore. I testimoni: "Fornitura del cognato, Attilio sbigottito"

Salvini ricandida Fontana: "Lui anche nel 2023". Memoria difensiva ai pm

«Non infanghino Fontana». E ancora: la Sanità lombarda «è un modello». Matteo Salvini, ribadisce a Sky Tg24 il proprio appoggio al governatore. Si spinge ad annunciare che, «se Attilio lo vorrà, andremo avanti» con una ricandidatura alla guida del Pirellone nel 2023. Il leader leghista lo fa nel giorno in cui il presidente lombardo passa al contrattacco in Procura e risponde alle accuse dei pm sul caso dei camici. Ieri i suoi legali hanno consegnato al procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, che coordina l'inchiesta in cui Fontana è indagato per frode in pubbliche forniture, una memoria difensiva.

L'avvocato Jacopo Pensa non ha voluto aspettare che passassero le vacanze estive per questa mossa. Il deposito di ieri, ha spiegato, «è il primo atto di indagini difensive, cui ne seguiranno altri. Indagini volte a dimostrare l'estraneità di Fontana ai reati, da lui sempre ribadita». L'ipotesi dei pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas è che il governatore abbia avuto un ruolo nella vicenda della fornitura, poi in parte tramutata in donazione, di 75mila camici e kit anti Covid destinata alla Regione e garantita dalla Dama spa, azienda guidata dal cognato Andrea Dini. E in particolare che lo abbia avuto nella decisione di Dini di non consegnare la seconda tranche da 25mila pezzi, una volta compreso che non ci avrebbe guadagnato nulla.

Il cuore della memoria difensiva sono le testimonianze delle persone che lavorano a stretto contatto con Fontana. Tra loro c'è Giulia Martinelli capo della segreteria del presidente ed ex compagna di Salvini. Secondo la sua ricostruzione, riportata nel documento dalla difesa, il governatore rimase «sbigottito» quando seppe della fornitura «a titolo oneroso» concordata dalla centrale di acquisto regionale Aria spa con l'azienda del cognato. Per lui era pacifico che la Dama regalasse il materiale tanto prezioso durante l'emergenza, come stavano facendo numerose altre imprese. Questo passaggio conferma, per la difesa, che Fontana non seppe nulla del contratto fino all'11-12 maggio, come lui stesso ha dichiarato in Consiglio regionale. Ad avvertire Martinelli della commessa da 513mila euro, carica di risvolti scivolosi, fu l'ormai ex dg di Aria Filippo Bongiovanni (indagato con lo stesso Dini). Quanto poi al tentato bonifico da 250mila euro che Fontana voleva destinare alla Dama, prendendo il denaro da un proprio conto svizzero «scudato», è stato fatto «in buona fede», sottolinea Pensa. L'intenzione era quella di risarcire di tasca propria il cognato del mancato guadagno. Si è comunque trattato, ha spiegato il legale alcuni giorni fa, di «un fatto privato».

Oggi in Procura è atteso invece il legale di Dini, l'avvocato Giuseppe Iannaccone. Dini e Bongiovanni, difeso dall'avvocato Domenico Aiello, sono indagati anche per «turbata libertà di scelta del contraente». Il difensore dell'imprenditore varesino vedrà probabilmente l'aggiunto Romanelli e le parti discuteranno di una eventuale futura audizione.

Si potrebbero anche accordare su cosa fare dei 25mila camici mai consegnati che la Guardia di finanza ha trovato nei magazzini della Dama. Dini sarebbe disponibile a rinunciare alla proprietà, la Procura al nulla osta e al dissequestro, così gli indumenti protettivi potrebbero essere donati a un qualche ospedale.

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