Sequestro in Duomo: carcere e perizia per l'egiziano arrestato

Interrogato, il 26enne ha detto solo poche frasi sconnesse: "Non sono un terrorista"

Sequestro in Duomo: carcere e perizia per l'egiziano arrestato

Ha detto poche frasi, per lo più prive di senso, rispondendo brevemente alle domande del gip. Poi il legale d'ufficio gli ha consigliato, vista la situazione, di avvalersi della facoltà di non rispondere. Ieri mattina Mahmoud Elhosary, il 26enne che mercoledì ha seminato il terrore dentro il Duomo tenendo in ostaggio una guardia giurata e minacciandola con un coltello, è stato sottoposto nel carcere di San Vittore all'interrogatorio di garanzia. Poche ore dopo il giudice Raffaella Mascarino ha convalidato l'arresto e disposto per l'egiziano la misura cautelare del carcere. È probabile che molto presto verrà ordinata anche una perizia psichiatrica sul giovane.

«Mi hanno drogato», ha detto al gip Elhosary, affiancato dall'avvocato Costanza Pedrotti, per giustificare il proprio gesto. E ancora: «Sono musulmano, ma non vado in moschea e dei terroristi, dell'Isis non so proprio nulla». Il giudice ha accolto le richieste del pm Alberto Nobili, a capo del pool anti terrorismo, che era presente all'interrogatorio e che conduce le indagini. Il 26enne è accusato di sequestro di persona, resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo di coltello. La necessità di una perizia psichiatrica sull'indagato, da effettuare prima di sentirlo di nuovo, è emersa durante il colloquio in carcere. Gli esperti dovranno valutare la capacità di intendere e di volere del ragazzo egiziano. Secondo la ricostruzione della Digos, cui sono affidate le indagini, Elhosary aveva fatto rientro in Egitto per un anno nel 2016, dopo un primo arresto per una tentata rapina all'aeroporto di Malpensa. In patria aveva seguito un lungo e regolare percorso terapeutico per i propri problemi psichiatrici. Una volta rientrato in Italia però, non aveva più voluto curarsi.

La famiglia del giovane, che vive in parte in Italia e in parte in Egitto, si è messa in contatto con gli inquirenti. I parenti forniranno la documentazione sanitaria del 26enne e si augurano che torni in terapia. «Stavo meglio quando venivo curato», ha detto lui stesso al gip. Dall'analisi del telefonino dell'arrestato non sono emersi elementi che facciano pensare a legami con il terrorismo né a una radicalizzazione in atto. Lo stesso era successo dopo il primo arresto: gli accertamenti partiti da una foto sospetta trovata nel cellulare non erano approdati a nulla di rilevante. Le indagini comunque continuano.

A Milano Elhosary ha fatto l'operaio, ma è stato licenziato a maggio. Dal 25 luglio almeno, dopo essere stato cacciato di casa da alcuni conoscenti e da uno zio, viveva per strada fra Corvetto e Rogoredo. Negli ultimi giorni dormiva nella zona del Duomo.

La custodia cautelare è stata decisa in particolare per il pericolo di reiterazione del reato (il ragazzo non avrebbe tra l'altro una casa dove stare ai domiciliari). A San Vittore verrà seguito dai medici, in attesa della perizia.

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