Sfilata Curiel, per la donna «femmina»

La stilista: «Androgine? Meglio le forme». Abiti Biagiotti per tutte le «sfide»

Katia Noventa

La collezione haute couture Primavera/Estate 2017 di Curiel è stata presentata nel suo nuovo Atelier in via Montenapoleone. Dopo l'apertura a Milano, seguiranno Shanghai, New York, Parigi e Londra, per l'internazionalizzazione della Maison, presente in Italia da quattro generazioni, obiettivo di Redstone, società cinese, che dopo la joint venture, ha contribuito a potenziare il brand. Per la nuova collezione Curiel non sceglie un tema preciso, ma aggiorna il suo stile riconoscibile ed individuale. Le creazioni proposte evidenziano il valore dell'esperienza e la ricerca di novità: l'espressione sartoriale è ai massimi livelli, la profonda cultura storica, rivisitata con modernismo e freschezza, ridefinisce l'odierna eleganza, capace di dialogare con ogni generazione.

Raffaella Curiel con la nuova collezione si rivolge alla donna elegante, raffinata e femminile di tutto il mondo, non androgina. «La donna si sta androginizzando troppo in questo periodo - sostiene Raffaella - e ciò non ha una valenza positiva in quanto non rappresenta solo una problematica relativa all'esser magri: sembra che la donna si stia omologando troppo all'uomo perdendo la sua insita femminilità: le donne femminili devono avere le forme».

Laura Biagiotti si ispira per la collezione autunno/inverno 2017/2018 a una donna che ricerca nell'abito un comportamento che l'appaghi, ricco di valore intrinseco, di lunga durata e di comfort. L'abito diventa dinamico «interpreta il nostro comportamento, non deve mai essere lasciato sulla sedia, ma ci accompagna nelle nostre sfide quotidiane, è un abito che secondo le diverse occasioni o situazioni può essere un decoro o un guscio, può essere maschera o corazza o un modo di affrontare la vita e vincere le nostre battaglie» precisa Lavinia Biagiotti. L'abito è espressione del modo di essere di ciascuna donna, o al contrario del non-essere e quindi funzionale al proteggersi, al nascondersi e al camuffarsi, dualismo insito nell'animo femminile.

L'abito è strumentale all'interconnessione, si sperimentano tecniche e materiali inediti, si creano intrecci, nodi, trame, ma anche smagliature e trasparenze, si ricercano i contrasti, gli abiti diventano una seconda pelle.

La collezione comprende abiti che rasentano la perfezione delle sculture del Canova e l'effetto craquelé dei cretti di Burri. Cashmere, seta, velluto, pizzo, juta, paillettes, chiffon ed eco-pelliccia si utilizzano per dar vita a creazioni che sono al contempo classiche e contemporanee.

La «Regina del Cashmere», come ha definito Laura Biagiotti il New York Times usa nelle maglie codici contraddittori di leggerezza ed al contempo di volume, di rigore formale e seducente femminilità. «Con gli abiti e le maglie di Laura Biagiotti, ci si può muovere, non si deve rimanere imbalsamati, sono abiti caldi, comodi ed al contempo sexy e femminili», chiarisce Nancy Brilli.

Presenti alla sfilata anche Mara Venier che ritiene la moda di Laura Biagiotti di un'eleganza molto raffinata e adatta a tutti i tipi di donne, Romina Power, Natasha Stefanenko, Silvana Giacobini, Carla Fracci e Roberta Ruiu.

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