Siamo a Milano, nell'unico Museo del Fumetto che esiste nel nord Italia, e in tutta la Penisola insieme al Museo nazionale del Fumetto e dell'Immagine di Lucca: ieri, al Wow Spazio Fumetto, viale Campania 12, si sono conclusi i quattro giorni di Fuori Salone che hanno anticipato Cartoomics 2013, il Salone dedicato al Fumetto che si apre oggi in Fiera a Rho (fino a domenica, www.museowow.it, 02-49524744, www.cartoomics.it, 02-66301754).
Una giornata che partirà alle 15 con un omaggio al 40° anniversario dalla scomparsa di Bruce Lee, produttore, tra l'altro, della serie televisiva «Batman e Robin», e a cui Cartoomics dedicherà una mostra. Alle 18 non poteva mancare un omaggio a Sergio Bonelli, grande protagonista del fumetto italiano, e sarà proiettato il documentario «Bonelli-L'avventura del fumetto», prodotto dalla Provincia di Milano e presentato dall'autore Andrea Bosco.
Non è un caso che la Provincia finanzi un film proprio sul creatore di Tex dato che Milano ha un'importanza notevole per l'editoria del fumetto e i cartoons: «A Roma c'è il cinema, ma l'animazione è qui. Perché è sempre stata legata alla pubblicità, al Carosello», come spiega Bruno Bozzetto, il milanese (1938) autore di «West and Soda» (1966), o «Allegro ma non troppo» (1977), delle varie saghe del «Signor Rossi» e molti altri lavori.
«E se Fellini avesse sbagliato treno e fosse finito a Milano anziché a Roma, avrebbe fatto il disegnatore e avrebbe realizzato i cartoons».
Bozzetto festeggerà i suoi 75 anni allo Spazio Wow, concludendo la giornata dedicata al Fumetto con un incontro chiacchierata con Filippo Mazzarella, direttore artistico di Cartoomics, e la proiezione di una selezione dei suoi corti. Con il tono appassionato e sicuro di chi ha un'esperienza decennale in campo di animazione alle spalle, Bozzetto illustra al Giornale la sua carriera e soprattutto lo stato attuale dell'animazione in Italia.
Come si evolve l'animazione? Che ne pensa dei cartoon digitali?
«L'evoluzione va proprio verso il digitale, anche se io mi considero out da questo tipo di tecnica. Il mio Studio (Bozzetto, n.d.r.) sta invece realizzando una serie in 3d, digitale, per la Rai. Sono le nuove tecniche, ma per quanto mi riguarda resto attratto sempre dal 2d: è più manuale, più artistico, c'è del non detto. Il 2d rappresenta una sintesi, nel 3d è tutto perfetto. Però il 2d non ha più mercato, e gli spettatori non sono più abituati».
E l'Italia? Che ruolo ha oggi nella produzione di cartoons e fumetti?
«Il problema è la distribuzione, non la mancanza d'idee e la creazione. Non si esporta mai. Siamo sempre stati bloccati. Anch'io, quand'ho iniziato, ho pensato subito alla Francia, al Canada, all'America... sono andato via dall'Italia. Montanelli diceva che questo è il Paese delle "seconde visioni", nel cinema in particolare, ma anche in animazione. Quindi la produzione ci sarebbe anche, ma non si conosce, si fa fatica a farsi vedere».
Che pubblico pensa verrà oggi a sentirla e a vedere i suoi film?
«I ragazzi di solito non mi conoscono, trovo un pubblico che ha un'età vicina alla mia. Però è anche vero che a 75 anni giro spesso per parlare del mio lavoro e delle mie idee sull'animazione: può anche capitare che il pubblico sia giovane, anche se è più raro. Perché solitamente i ragazzi sono attratti da ciò che vedono e, come dicevo prima, oggi il digitale ha una distribuzione più ampia rispetto a un linguaggio come il mio».
Quando un cartoon è riuscito per lei?
«Deve anzitutto soddisfare me. È la prima fase. Quindi deve essere chiaro, esprimere esattamente quello che volevo dire attraverso tutti i mezzi disegno, suono, colore, sfumature... A questo punto si passa alla seconda fase: mostrarlo ai miei collaboratori. C'è sicuramente da dire che una volta finito un lavoro non ci torno sopra. Anzi, quasi non mi interessa più: preferisco il processo, la creatività, al prodotto finito».
E cosa si vedrà allo Spazio Wow?
«Li ho scelti con difficoltà proprio per la varietà di pubblico che potrei trovarmi davanti. Non ho portato i lungometraggi, ma ci sarà il Signor Rossi, fino a Rapsodeus", l'ultimissimo lavoro. Appena concluso».
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