Quando la politica sottovaluta la dimensione strategica delle scelte commette un grave errore, ancor peggio se prevalgono atteggiamenti pregiudiziali. Parliamo del Cerba, il progetto di realizzare a Milano un grande e qualificato centro di ricerca biomedica. Non è in discussione la legittimità di diverse opinioni ma la difficoltà di avviare un esame di merito mettendo in condizioni anche i cittadini di esserne partecipi e protagonisti. Tocca poi agli amministratori, come è giusto che sia, decidere assumendosi le proprie responsabilità. Il caso del Cerba merita attenzione ed è corretto confrontarlo con Expo 2015, evento che oggi giustamente impegna tutte le istituzioni a garantirne il successo. Expo in quanto tale assumerà 800 persone da 6 a 12 mesi ma è presumibile che generi un volume di attività destinate in parte a rimanere nel tempo e a creare realisticamente alcune migliaia di nuovi posti di lavoro assieme alle infrastrutture che si riusciranno a costruire per l'occasione. Le risorse pubbliche mobilitate sono rilevanti, i soli soci (pubblici) verseranno alla società Expo oltre un miliardo e 200 milioni. Il Cerba, finanziato da capitali privati, (da 600 a 800 milioni circa) ha certo una dimensione differente da Expo ma in termini qualitativi e strutturali non è meno importante. Soprattutto perché è destinato a rimanere nel tempo a qualificare il potenziale di ricerca e di cura per patologie gravi a favore del servizio sanitario nazionale e a valorizzare il nostro territorio nel contesto internazionale quale polo di eccellenza nella ricerca e nella clinica in grado di attrarre cervelli e risorse finanziarie. A differenza di altri progetti sanitari non c'è bisogno di bonifica dei terreni, anche perché l'area interessata non è mai stata oggetto di insediamenti industriali. Il Cerba prevede di occupare a regime circa 3000 addetti tra medici, paramedici, ricercatori e tecnici, di cui la metà di nuovi assunti e dovrebbe generare anche un indotto di addetti almeno di pari entità, mentre si prevede un flusso giornaliero di alcune migliaia di presenze (comprensive di addetti, pazienti , visitatori, studenti). Numeri che in prospettiva potrebbero crescere se il Cerba saprà porsi quale polo aggregante di eccellenza, non solo per le attività cliniche e di ricerca, ma anche per le start-up nel campo biotecologico e biomedicale, grazie alla concentrazione di know how e infrastrutture tecnologiche di cui sarà dotato. E' nel merito del progetto che occorre discutere. Se guardiamo al futuro di Milano il Cerba appare del tutto comparabile con Expo che si terrà dal maggio all'ottobre del prossimo anno. Il Parco Agricolo Sud avrà vincoli urbanistici stretti, ma chi può ragionevolmente sostenere che non si possano trovare soluzioni rispettose di tutti i legittimi interessi? Amministratori lungimiranti, senza accettar nulla a scatola chiusa, dovrebbero mostrare grande interesse per una tale iniziativa. Se non si vuol dar credito al progetto, cosa del tutto legittima, occorre contestarlo nel merito con argomentazioni trasparenti e comprensibili, assumendosi di fronte all'opinione pubblica le responsabilità delle conseguenze negative che ne potrebbero derivare. Se invece si conviene sull'utilità del progetto si affrontino, rapidamente e alla luce del sole, le criticità che nascono sempre in queste occasioni.
Troppo spesso i nostri amministratori pubblici, anziché agire come soggetti di promozione, di coordinamento e di controllo degli investimenti strategici producono ritardi e inefficenze che contribuiscono a spiegare perché il nostro paese sia considerato poco attrattivo. I tempi infiniti non sono conciliabili con i grandi progetti. Perdere l'occasione del Cerba, senza un confronto chiaro, significherebbe provocare un danno alla nostra comunità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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