Sostenere la ricerca per un futuro di salute

Dal 2003 a oggi la Fondazione ha investito 40 milioni di euro in progetti d'avanguardia

Beatrice Coppola

Sostenendo la ricerca scientifica si investe sul futuro. Il settore continua a lavorare facendo passi da gigante, ma oltre a richiedere menti geniali, servono anche fondi cospicui. Da un'indagine della Fondazione Cariplo emerge che nel 2030 in Italia, saranno 424mila le famiglie potenzialmente interessate a effettuare un lascito a favore delle organizzazioni del terzo settore. Una cifra impressionante, in crescita attraverso una giusta informazione e una corretta comunicazione. Secondo questo studio, sembra che gli italiani, finora, abbiano faticato a ragionare in prospettiva futura, soprattutto, per ciò che riguarda la loro (inevitabile) dipartita.

Tuttavia, pare che le coscienze si stiano risvegliando, acquisendo una sempre maggior consapevolezza verso l'importanza di sottoscrivere un testamento solidale da destinare a un ente di ricerca scientifica.

Da oltre 15 anni, la Fondazione Umberto Veronesi impiega risorse per la prevenzione, ma anche per la ricerca di terapie per patologie che stanno crescendo a dismisura: dai tumori alle malattie cardiovascolari, fino a quelle neurodegenerative come la demenza. Si tratta, per lo più, di fenomeni legati all'invecchiamento e, visto il continuo allungamento delle prospettive di vita, è necessario investire per garantire una migliore qualità della vita dei malati.

«Ho dedicato tutta la mia vita a combattere malattie incurabili e cercare di dare speranza a chi non ce l'ha», diceva Umberto Veronesi. La Fondazione che porta il suo nome persegue la missione per la quale è nata, senza perdere mai di vista la visione e l'obiettivo originario, anche grazie alla generosità di chidevolve, attraverso un lascito testamentario, parte del proprio patrimonio. Perché la ricerca prevede un costo. Riportando i dati dal 2003, ben 40 milioni di euro sono stati investiti in progetti d'avanguardia, coinvolgendo più di 1.200 ricercatori (italiani e stranieri) e utilizzando oltre 127 centri di ricerca. Grandi numeri, importanti target.

Finora, la Fondazione è stata in grado di offrire risultati eccellenti grazie all'impiego di risorse derivanti dalla generosità di sostenitori che hanno investito nel loro futuro per garantire la salute ai loro posteri, lasciando parte dei loro patrimoni, beni mobili e anche immobili. Anche la gocciolina può scavare la roccia: non occorrono, infatti, ingenti cifre. Basta davvero poco per contribuire a migliorare la vita delle prossime generazioni. Interessante è la testimonianza di Rossana, una delle persone che, generosamente, ha deciso di fare questo importante passo: «Ho deciso di devolvere tutti i miei averi alla Fondazione Veronesi, nel 2011. Avevo già ben chiaro che cosa volessi lasciare al mondo dopo la mia scomparsa: la vita, quella di tante persone che avrei potuto aiutare attraverso il mio lascito alla ricerca scientifica. Volevo che i miei risparmi fossero utili per evitare a un'altra madre la mia sofferenza: la morte di Agata, la mia unica figlia, scomparsa troppo giovane a causa di un tumore al seno molto aggressivo. Mi sono affidata alla Fondazione Veronesi sapendo che loro avrebbero fatto di tutto per sostenere i migliori ricercatori. E, magari, un giorno, sarebbero riusciti a sconfiggere quella terribile malattia». É importante sottolineare che la Fondazione, in virtù della trasparenza, ha realizzato una guida in cui trovare indicazioni sui beni destinabili e sulle modalità per compiere una lascito testamentario corretto a sostegno di una causa nobile.

Chi volesse maggiori informazioni può richiedere la guida della Fondazione Umberto Veronesi o mettersi in contatto con il responsabile lasciti Ferdinando Ricci. Ogni contributo e somma (nel rispetto delle quote spettanti agli eredi), anche se non ingenti, sono davvero importanti.

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