Blitz antiterrorismo a Milano, dove una 19enne è finita in manette per il presunto reato di associazione con finalità di terrorismo. La polizia di Stato ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Bleona Tafallari. La ragazza - cittadina italiana di origine kosovara - risulterebbe essere una "fervente sostenitrice dello Stato Islamico", radicalizzata dall'età di 16 anni. Era in contatto con il capo di una cellula dell'Isis in Kosovo.
Stando a quanto scrive il gip nell'ordinanza, la giovane "partecipava all'organizzazione terroristica denominata 'Leoni dei Balcani', facente parte della più ampia associazione terroristica 'Stato islamico' allo scopo di commettere di atti di violenza con finalità di terrorismo, anche internazionale". Il primo commento politico è arrivato da Matteo Salvini, leader della Lega: "Grazie alla polizia di Stato e agli inquirenti per l'ottimo lavoro. In Italia spazio per fanatici ed estremisti islamici non ce n'è".
Autoreclusa in casa
La ragazza in sostanza si era autoreclusa in casa. "In 4 mesi è uscita da casa soltanto due volte. Non aveva vita sociale e anche in casa indossava sempre il hijab", ha spiegato Guido D'Onofrio, a capo della Digos di Milano. E lo aveva fatto soltanto per la seconda dose del vaccino e per rinnovare i documenti. Tafallari "riteneva di non volersi contaminare con gli occidentali".
I contatti con la diaspora kosovara
La 19enne è sposata con un 21enne miliziano di origine kosovare, che sarebbe legato alla cerchia relazionale dell'attentatore di Vienna (Fejzulai Kujtim): l'uomo lo scorso mese di gennaio, in Germania, ha sposato con rito islamico la cittadina italo-kosovara. Le indagini sono scattate da acquisizioni di intelligence relative a suo marito.
Parallelamente sono stati riscontrati analoghi importanti spunti di indagine sulla stessa persona, consentendo così l'immediato inizio delle attività. La ragazza recentemente si sarebbe trasferita dal Kosovo a Milano, in casa del fratello, pur rimanendo in costante contatto con il marito e con la diaspora kosovara di matrice jihadista.
Foto e video nel cellulare
La 19enne nel proprio cellulare "deteneva e condivideva migliaia di file immagine e video" che riportavano non solo oggetti simbolo di un'organizzazione terroristica come la bandiera nera con la scritta della testimonianza di fede, ma anche "scene di combattimenti in teatri militari di guerra, esecuzioni sommarie di infedeli mediante decapitazioni e incendi, scene di attacchi terroristici da parte di mujaheddin appartenenti allo Stato Islamico nelle città europee dei quali vengono esaltate le gesta".
Dagli atti di indagine emerge che la 19enne in alcuni immagini e video "indossava un guanto ed un anello di colore nero riportante la scritta della Sbahada, chiari simboli di appartenenza allo Stato islamico". Inoltre insieme a un'altra giovane radicalizzata è presente in "un video nel quale le due giovani, in un collage fotografico, vengono ritratte mentre indossano il nikab ed in sottofondo una voce canta un anasheed nel quale i guardiani della religione vengono invitati a combattere le forze regolari siriane di Bashar Al Assad".
C'è poi un altro video in cui la ragazza "realizza un anasheed", ovvero un tipico canto religioso "nel quale con la sua voce inneggia al defunto sceicco capo dello Stato islamico Al - Baghdadi ed essa stessa si vota al martirio". È quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Carlo Ottone De Marchi. "O Abu Bakr Baghdadi! O tormentatore dei nemici! O Abu Bakr Baghdadi! O tormentatore dei nemici! Le vergini del paradiso stanno chiamando. Iscrivimi da martire. Iscrivimi da martire", è il testo del canto recitato dalla giovane.
Bebè pronto al sacrificio
Nei file rinvenuti nel cellulare della 19enne arrestata sono state trovate immagini di un neonato di pochi mesi con una pistola e il copricapo tipico dei jihadisti. "Come a dire che la vita viene dopo, che prima di tutto c'è il sacrifico in nome dell'Isis e che quel bambino era già destinato al jihad".
Le istruzioni per l'ordigno
La ragazza italo-kosovara è accusata di aver effettuato "una continua e incessante attività di propaganda delle ideologie delle organizzazioni terroristiche". Nel suo cellulare è stata trovata pure diversa documentazione (tra cui una in lingua italiana sui 44 modi per sostenere il jihad) "alcune delle quali contenenti istruzioni per il confezionamento di ordigni artigianali". La 19enne avrebbe svolto "una funzione di proselitismo alla causa dell'Islam radicale nei confronti di ragazze kosovare, anche minorenni".
Sotto la lente di ingrandimento è finita anche una chat Telegram del 24 febbraio 2021. "Prometteva ad una interlocutrice 16enne che si faceva chiamare 'fatina' e con cui reciprocamente si appellava come 'Leonessa' che le avrebbe trovato come sposo un 'Leone', vale a dire un appartenente ai Leoni dei Balcani, con il quale morire da martire dopo un matrimonio 'bagnato dal sangue dei miscredenti'", si legge nell'ordinanza.
Gli sms
A testimonianza del grado di radicalizzazione raggiunto dalla 19enne c'è anche una serie di messaggi (con tanto di emoticon sorridenti) scambiati con il marito. "Ehi hai visto cosa è successo a Parigi?...Hanno decapitato il non credente. Lezione per tutti gli altri insegnanti", "Ha fatto bene, se l'è meritato", è ad esempio uno scambio di sms sull'attentato al professor Samuel Paty, avvenuto a Parigi a opera di un giovane radicalizzato islamico.
In un'altra chat, in nome di Allah, aveva consigliato a una sua "sorella" di coprire le sopracciglia con il niqab "perché è vietato lasciarle così, è per il tuo bene è come coprirsi e mettere dei pantaloni. È la stessa cosa mettere il niqab e lasciare la fronte o le sopracciglia scoperte". Altri sms choc sono emersi in vista di un matrimonio: "Bisogna fare una festa con gli AK47. Bisogna festeggiare non lasciamo neppure un miscredente ovviamente Haahahha. Tutti a terra!!!! Si riempie di sangue".
I soldi per la fuga
La giovane si sarebbe adoperata per "finanziare la fuga delle 'sorelle', congiunte e mogli di combattenti dell'Isis ristrette nel campo di detenzione curdo di Raqqa". Pure su questo fronte ci si è focalizzati su una chat Telegram tra il 31 agosto e il 3 settembre 2021, quando a una donna avrebbe offerto "del denaro e chiedeva quanto costasse procurarsi l'evasione".
In un'altra chat del 6 settembre scorso avrebbe contattato una
sorella "alla quale domandava di condividere un messaggio in cui si chiedeva un contributo per raggiungere la somma di 21mila dollari necessari per la fuga di una donna e dei suoi due bambini dal campo di Raqqa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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