Le sue parole avevano contribuito ad innescare la miccia negli ambienti radicalizzati. Era stata lei, una ragazzina di 13 anni, a raccontare di quel professore che in classe, in una scuola di Parigi, aveva mostrato alcune vignette satiriche su Maometto, le stesse pubblicate da Charlie Hebdo, e che il docente prima di farlo l'aveva fatta uscire dalla classe perché musulmana. Un episodio da cui lo scorso ottobre era scaturita una campagna d'odio, lanciata da un genitore, che ha portato un giovane estremista islamico ceceno a decapitare il professore, Samuel Paty, docente di storia in una scuola media di una banlieue della capitale francese.
Ora si scopre che quella ragazza ha mentito. Quel giorno non era a scuola e a quella lezione non ha mai assistito, ma non aveva il coraggio di confessarlo al padre. Per questo, come racconta la stampa francese, l'adolescente è stata indagata lo scorso novembre dalla procura dell'antiterrorismo che segue il caso. Con la polizia e poi con il giudice ha ammesso: «Ho mentito su una cosa: non ero lì il giorno delle vignette». Era stato uno studente a informarla di quanto era successo in classe. Al padre invece aveva raccontato di aver assistito a quella lezione sulla libertà di espressione in cui Paty aveva mostrato due delle caricature di Maometto che portarono alla strage di Charlie Hebdo. Un gesto che aveva fatto finire il professore nell'occhio del ciclone per aver stigmatizzato gli studenti musulmani. La polemica era stata ripresa e ingigantita dal padre della ragazza, ora indagato per complicità in omicidio, e da un attivista islamico sotto osservazione da parte della polizia. I genitori musulmani ne avevano chiesto l'allontanamento, era stato minacciato e messo alla gogna sui social. Tra i tanti che lo avevano preso di mira anche un 18enne ceceno che il 16 ottobre lo ha ucciso decapitandolo davanti alla scuola. Uno shock per la Francia, soprattutto perché dalle indagini è subito emerso che dietro alla campagna d'odio contro il professore c'era l'integralismo islamico.
Erano stati due ragazzini di 14 e 15 anni, due studenti, ad aver indicato al killer, in cambio di denaro, chi era il docente che stava cercando e che senza quell'indizio non sarebbe stato in grado di riconoscere.«Ho mentito. Se avessi raccontato queste cose a mio padre tutto questo non sarebbe successo», ha raccontato la giovane.
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