Due anni di processo dopo lunghe indagini, cinque tra dirigenti e tecnici dell'Anas alla sbarra con l'accusa, a vario titolo, di disastro colposo per il crollo di costruzioni e lesioni ai danni di due automobilisti, uno in prognosi riservata e l'altro con conseguenze alla spina dorsale, ma nessun colpevole. Anzi, nessuna prova per ritenere che ci sia stato reato. Si è chiusa così, con la sentenza di primo grado pronunciata ieri in tribunale a Lodi, una delle vicende che più hanno scosso l'opinione pubblica di due regioni d'Italia, Lombardia e Emilia, nel 2009: il crollo di una campata del ponte di collegamento tra le due regioni, a mezzogiorno del 30 aprile, che trascinò con se tre automobili. Due dei conducenti subiscono ancora le conseguenze di quell'incubo.
Tutti assolti, dunque, mentre altri imputati erano già stati prosciolti in udienza preliminare. Si erano costituiti parte civile i due comuni rivieraschi, San Rocco al porto e Piacenza, un'azienda lodigiana poi chiusa dopo aver perso gran parte della clientela emiliana per la chiusura del ponte in seguito al crollo. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. In udienza, grazie alle perizie, il pm ha rilevato che il ponte avrebbe sofferto nella parte metallica di un'evidente corrosione, e dal punto di vista meccanico è stato accertato che una placca in acciaio si era spezzata, innescando il cedimento.
Colpa della ruggine anche per le difese e di una piena eccezionale che avrebbe minato le fondamenta del ponte. Il procuratore capo della Repubblica di Lodi rilancia: «L'assoluzione è arrivata in forma dubitativa. Noi chiedevano 2 anni e 6 mesi. Valutiamo le motivazioni della sentenza e poi, eventualmente, proporre appello».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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