Vendola e Tabacci, lite su Pisapia Ed è allarme firme per Ambrosoli

(...) («le hanno raccolte solo per Ambrosoli»), ritiratosi Roberto Biscardini pare per analoghi motivi, prossimo all'esclusione il giornalista di «Libero» Fabrizio Biasin, rimangono in lizza Umberto Ambrosoli e il duo agguerritissimo Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano. Raccolti ieri mattina i suoi fedelissimi, Ambrosoli - che avrebbe ricevuto il sostegno di Luca Montezemolo via telefono - non ha nascosto le difficoltà organizzative. Non sembra infatti che il candidato civico per antonomasia sia riuscito a raccogliere un numero di firme soddisfacente, rispetto ai suoi antagonisti. Il tentativo, pubblicizzato dalla sua pagina facebook, di farsi inviare per posta ed e-mail i moduli con le firme non è affatto piaciuto al presidente del Comitato civico Virginio Brivio che lo ha richiamato ufficialmente. Ieri comunque era presente all'incontro organizzato da Ambrosoli un consigliere di zona alle prese con un numero montante di simpatizzanti. E nella fretta magari qualche carta d'identità non è stata guardata affatto. Ma poco importa. Il ritardo nelle firme pare ci sia. E la figuraccia di raccoglierne solo 500 in più della Kustermann, quasi 5mila per lei, (con Di Stefano a poco meno di 4mila), non deve fargli piacere. Lui che si spinge in là chiedendo ai suoi di partecipare alla raccolta fondi non per le primarie ma per le elezioni di marzo. Sicuro di vincere? Arroganza? Il suo spin doctor, l'ex craxiano Stefano Rolando (in platea un altro ex socialista, l'assessore comunale D'Alfonso) va sul sicuro: «Contro di noi si scatenerà l'artiglieria pesante di chi non vuole rinunciare ai propri privilegi di 17 anni di Formigoni». Intanto e a proposito di «artiglieria pesante» la figlia di Giovanni Bazoli, Francesca, nega di essere candidabile. Ma sia Ambrosoli sia il suo staff confermano che l'accordo sia stato chiuso. E contro di lui si potrebbe aprire uno scenario inaspettato. Voci insistenti darebbero in fieri un'alleanza tra Kustermann e Di Stefano. Una sorta di ticket che farebbe saltare alcune delle alleanze in corso. Pisapia, che preferirebbe il ritiro della ginecologa della Mangiagalli, si troverebbe in forte difficoltà. Andrea Di Stefano, partito come candidato di una parte marginale della sinistra, starebbe raccogliendo consensi inaspettati. Troppi per non inquietare l'inquilino di Palazzo Marino più propenso a far sua la partita di Ambrosoli e in subordine quella della Kustermann. Ma a questo punto Pisapia deve fare i conti con una parte dell'elettorato di Sel pronto a votare Di Stefano. Come se non bastasse arriva la lite Vendola-Tabacci entrambi legati al sindaco.

Se l'assessore attacca Vendola proponendogli di «ispirarsi alla funzione di governo espressa a Milano», questi replica che Pisapia lo voterà perché «ho dimostrato che si può governare bene e che si può fare ancora giustizia sociale». Tutti contro tutti, nemici e soci al tempo stesso. Un cocktail micidiale che la Lombardia ne farebbe volentieri a meno.

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