Viaggio tra le spa lombarde per rigenerarsi da gourmet

Un tour che aiuta a rimettersi in forma dopo le feste Bagni con bistrot, oasi, golf club e musei da visitare

Roberto Perrone

A nche il Viaggiatore Goloso ogni tanto si disintossica. Passata la festa, bisogna riprendere un regime alimentare più «calmo». Ecco un viaggio tra alcune delle migliori Spa lombarde, per recuperare energie, perdere chili. Per stare meglio, ricordando, però, che percorsi salute e gourmet sovente convivono. A San Pellegrino, QC Terme ha rilanciato la storica struttura, sia per le cure, sia per l'accoglienza. Un percorso di 6.000 metri quadrati di benessere che parte dal vecchio Casinò, splendido esempio di stile liberty, edificato tra il 1904 e il 1906 e aperto al pubblico nel luglio 1907. Disegnato dall'architetto Romolo Squadrelli in prosecuzione dei porticati della Fonte Termale, presenta una facciata impotente, opera dello scultore Paolo Croce. Le due alte torri richiamano il Casinò di Montecarlo di Charles Garnier. All'interno un bistrot goloso ma leggero.

Dalla vasca panoramica dei Bagni Vecchi, scavata nella roccia, si sta a picco sulla conca di Bormio. Questa è stata la prima vasca del gruppo QC Terme. Anche qui il benessere incontra il gusto. L'Antica Osteria Belvedere offre una cucina valtellinese sapida e intrigante innaffiata dai vini locali: taglieri di affettati e formaggi, zuppe (super quella di cipolle), polenta.

All'Hotel Spöl di Livigno, i trattamenti e il relax vengono assicurati ricreando l'aspetto di un paesino montano, dove le case ospitano sauna, bagno turco, docce aromatiche, zona relax. Al ristorante si possono gustare i sapori della Valtellina, dai pizzoccheri alle manfrigole, pasta di grano saraceno arrotolata a spirale, all'interno formaggio casera, fino agli sciatt, le saporite frittelle di formaggio fuso. Per chi vuole abbandonare le calorie c'è il menu dello sportivo.

Scendendo a valle, visitiamo un luogo curioso e interessante, il Museo dei Sanatori a Sondalo che racconta la storia dei sanatori costruiti in Valtellina durante il Novecento. Per combattere la tubercolosi una delle malattie più diffuse e terribili, era consigliata l'aria pura e fresca di montagna. A Grassobbio, accanto all'aeroporto di Bergamo, il Winter Garden Hotel possiede una deliziosa Spa e un ristorante, L'Officina, con un menu di ricerca: tempura di verdure di stagione con salsa di soia agli agrumi e sesamo nero. Non mancano, però, i classici casoncelli bergamaschi.

Sul lago d'Iseo, a Sarnico, i fratelli Marini hanno creato un'oasi verde-orientale al Cocca Hotel Royal Thai Spa. Attenzione per l'ambiente, struttura ecosostenibile per un relax prolungato e piacevole. Vista sul lago e su una cucina che si sdoppia: il ristorante italiano, Bela età, e quello thailandese, Bajiarong. Due tavole, due menu, due piaceri che si incrociano tra piatti mediterranei e proposte dell'altro mondo: spaghetti di soia con straccetti di pollo e verdure croccanti; gamberoni al curry rosso con bouquet di verdure.

Per smaltire le calorie accumulate, niente di meglio del Golf Club Franciacorta, tre percorsi (brut, satèn, rosè), 27 buche, ottanta ettari. Costruito dal barone Edoardo Pizzini Piomarta nel 1927, è rinato a nuova vita nel 1984 grazie a Vittorio Moretti, patron di Bellavista e di molto altro, tra cui la prima e più famosa Spa lombarda, l'Albereta, tra le dolci colline di Erbusco coltivate a vigneti. Nei 2.000 metri quadrati dell'Espace Chenot, cure, trattamenti e coccole. C'è il ristorante per chi deve scontare i suoi peccati (quorum ego) e poi il Leone Felice Vistalago, dove spaziare con la vista fino all'Iseo. Spaziamo nella cucina di Fabio Abbatista: battuta di Fassona con funghi, nocciole e tartufo nero; casoncelli con ragu di coniglio e scarola al burro di acciughe; galletto alla diavola con yucca fritta e lime. Chiusura in un'altra splendida struttura, il pluripremiato Lefay Resort, a Gargnano sulla Riviera dei Limoni del lago di Garda. Anima green, ecosostenibilità, natura. Immerso in 11 ettari di parco, con una Spa di 3.800 metri quadrati. Percorsi benessere, anche nel cibo.

Per i fortunati che non devono scontare peccati, la Grande Limonania di Matteo Maenza offre una cucina di sensazioni e memorie (pugliesi): terrina di carciofi e spalla di maialino, tartufo nero e salsa verde; fusilloni con seppie e cime di rapa; filetto di salmerino laccato con salsa yakitori, purè di carciofi, samosa di scorzonera e castagne. Perché in fondo a ogni percorso detox, si ritrova la gola.

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