Dicono che nella sede del Consiglio regionale spesso manchi la carta, che per stampare documenti e delibere sia necessario arrangiarsi o portarsi la scorta da casa. Raccontano che, sempre alla Pisana, la connessione a internet non sia proprio stabilissima, che a volte rallenti fino a impallarsi del tutto, per interminabili minuti in cui ogni attività si congela.
Eppure la giunta, negli ultimi anni, si è presa il lusso di fare le cose in grande in campo web. Però altrove, nel Continente Nero addirittura. Dove ha speso come minimo un milione di euro di denaro pubblico per il progetto «digital bridge», un «ponte tecnologico» con il popolo Saharawi e il Camerun. Pare assurdo, non esattamente prioritario, ma è verissimo: si tratta di «un ponte Wi-Fi - si legge nelle agenzie della presentazione ufficiale delliniziativa - che attraverso le antenne installate a Frascati, vicino Roma, fa rimbalzare il segnale a Lebialem (Camerun) mettendo in rete gli studenti laziali e quelli africani».
La denuncia è partita da Fabio Desideri del Pdl, consigliere e vicepresidente della commissione Urbanistica: «Mi si passi la battuta - commenta - ma più del ponte tecnologico con lAfrica, alla Regione servirebbe un salto organizzativo nella gestione della cosa pubblica. Non mi risulta, tanto per restare in tema, che sia allavanguardia per luso del wireless allinterno delle proprie sedi o sul territorio». In effetti, senza alimentare le polemiche circa la bontà del progetto, nel Lazio il digital divide non è un problema del tutto risolto se parliamo di linea adsl, mentre per quanto riguarda quella senza fili pubblica si è ancora o quasi alletà della pietra. Ma non è così in Africa, non più tra il popolo Saharawi almeno, dove la giunta Marrazzo si sta adoperando già dal 2007.
Facciamo i conti: la storia parte il 31 ottobre con una determinazione che affida alla «Fondazione mondo digitale», di cui la Regione è socia, 450mila euro complessivi per avviare quella che viene definita un«intercomunicazione». Solo per stilare il progetto della seconda fase, il 14 aprile del 2009, vengono destinati 48mila euro alla fondazione stessa, che dal 14 settembre potrà disporne di altri 500mila per tradurla in pratica (200mila per lesercizio finanziario 2009, 300mila per quello 2010). Fare la somma non è difficile, siamo intorno al milione di euro, fermandoci solo ai documenti di cui siamo riusciti a entrare in possesso.
Desideri mette il dito nella piaga digitale, rammentando tristi variazioni sul tema dellinefficienza e dello spreco: «Penso alla sanità e al Recup, il moderno sistema di prenotazione di visite ed esami che con Marrazzo non è mai decollato: 5 anni non sono stati sufficienti a risolvere i problemi a vantaggio dei cittadini. Penso alle carenze del 118, ai pronto soccorso e alle apparecchiature - altamente tecnologiche oltreché costose - abbandonate tra le ragnatele del S. Giacomo. Penso allallegra gestione delle attività della presidenza, poco informatizzate e poco tecnologiche. Tantè vero che cè stato bisogno di creare gruppi di lavoro per tappare buchi amministrativi».
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