Minacciate di morte da giovani teppiste

C’è anche il bullismo al femminile. Lo testimonia la storia di Graziella G., quarantenne, caposala presso una clinica privata genovese e che abita con la figlia Sara, 23 anni, a Sampierdarena. «Da 6 mesi - esordisce Graziella - io e mia figlia viviamo nel terrore, una banda di ragazzine, al massimo ventenni, ci hanno preso di mira e ci perseguitano». Secondo il racconto tutto è nato la scorsa estate quando Sara, cassiera in un supermercato di Sampierdarena, ebbe un diverbio per futili motivi con un gruppo di ragazze che frequentano il bar della zona. «Tutto sembrava finito - prosegue Graziella - ma dopo pochi giorni tre di loro si presentarono alle casse del supermercato e dissero a mia figlia che l'avrebbero aspettata fuori per picchiarla». La donna, allertata per telefono dalla figlia, decise allora di andare a prenderla e rimediò una testata in pieno volto da parte di una di quelle bulle. Frattura del setto nasale, con conseguente intervento (un altro lo subirà il prossimo mese) e una prognosi di 30 giorni. «Denunciai alle forze dell'ordine il fatto -dice - , e per tutelare mia figlia, mi rivolsi a un avvocato». Ma la poveretta si sbagliava.

Alcune sere fa Sara, è stata costretta a chiamare i carabinieri perché, all'esterno di un locale del centro storico, quelle ragazzine minacciavano una «dura vendetta». «Anche i militari furono insultati e da li partì automaticamente la seconda denuncia, ma nulla è cambiato, lamenta Graziella, adesso vengono addirittura a minacciarci di morte sotto casa».

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