Il ministro Scajola ha inviato una lettera alla Guardia di finanza perché verifichi il rispetto del decreto sul risparmio energetico negli uffici pubblici Emergenza gas, più controlli sui riscaldamenti Sentenza del Tar: la Cassa depositi dovrà cedere i

da Milano

Più controlli nelle case e negli uffici per verificare il rispetto delle nuove normative per il risparmio energetico, ma intanto le esportazioni di elettricità, che causavano un consumo di 6 milioni di metri cubi di gas al giorno, si sono praticamente azzerate: lo ha detto ieri il ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola. Il ministro ha inviato infatti una lettera alla Guardia di finanza perché controlli il rispetto negli uffici pubblici del decreto che prevede un grado in meno e un'ora di riscaldamento in meno per l'emergenza gas. Lo ha annunciato lo stesso ministro a Radio 24.
Per fronteggiare l'emergenza gas «si cominceranno ad utilizzare, quando ci sarà la necessità, gli ulteriori stoccaggi strategici» ha affermato Scajola, precisando che operazioni del genere «sono già avvenute negli anni passati: si tratta di riserve che hanno come compito quello di essere utilizzate quando ce n'è bisogno». Il ministro ha comunque tranquillizzato sulla situazione attuale. «Mi sembra che si possa dire - ha precisato - che se non interverranno fatti eccezionali potrebbe essere garantita la sicurezza di uscire da questa stagione di freddo anche se si prolunga oltre l'inverno. Stiamo governando la situazione con grande attenzione». «Oggi c'è stato un calo delle nostre esportazioni di elettricità che sono di fatto azzerate» ha aggiunto il ministro: di fatto l’aumento dei prezzi dell’energia anche in Italia ha reso meno interessante esportare l’elettricità. Secondo quanto si apprende dagli operatori di settore, infatti, le esportazioni di elettricità si sarebbero ridotte di oltre un terzo, in seguito ai meccanismi di mercato: le quotazioni della Borsa elettrica italiana sono infatti salite nei giorni scorsi (ieri la media è stata di circa 86 euro a Mwh), riallineandosi a quelle delle altre piazze elettriche europee, disincentivando gli acquisti dall'estero. Il governo non dovrà così ricorrere al paventato divieto di esportare energia perché non dovrebbe essere più necessario.
Scajola ha garantito, inoltre, che «si stanno predisponendo tutti gli ulteriori passi che dovessero essere presi in caso di altri picchi d'emergenza, per uscire da questa fase senza mettere in difficoltà cittadini e imprese».
Nell'incontro tecnico di ieri, ha riferito il ministro, «abbiamo fatto il punto sullo stato della situazione attuale, abbiamo esaminato punto per punto la resa di tutti i provvedimenti presi da novembre fino ad adesso».
Intanto la Cassa depositi e prestiti, azionista di controllo di Enel ed Eni, dovrà scegliere: o mantiene l’attuale posizione nel capitale dei due grandi gruppi che producono gas e petrolio l’uno, ed elettricità l’altro, oppure dovrà abbandonarli per diventare azionista delle grandi reti che distribuiscono gas ed elettricità, Terna e Snam Rete Gas. Ma non potrà conservare insieme il controllo di chi fa produzione e di chi fa distribuzione.
È questo il significato di fondo della sentenza del Tar, pubblicata ieri, che respinge il ricorso di Cdp contro l’Antitrust che le aveva appunto imposto una importante serie di vincoli all’acquisto delle azioni di Terna.

Cdp quindi dovrà vendere a partire dal primo luglio 2007, entro 24 mesi, la sua partecipazione in Enel, pari al 10,2%, nominare in via transitoria almeno sei dei sette consiglieri spettanti alla Cassa nel consiglio di amministrazione di Terna (nell'ipotesi di dieci membri) in base a caratteristiche di indipendenza e, sempre in via transitoria, dovrà rafforzare il comitato di consultazione.
La Cassa depositi e prestiti da parte sua analizzerà le motivazioni della decisione del Tar prima di decidere se procedere con ulteriori iniziative.

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