"Mio caro Giuliano, il festival MiTo rende 12 milioni"

Dopo le critiche di Pisapia sui finanziamenti, Comune e organizzatori replicano: "Porta soldi"

"Mio caro Giuliano, il festival MiTo rende 12 milioni"

La musica, soprattutto quella cosiddetta colta, dovrebbe ispirare pace, fratellanza e riflessione. E invece anche la giornata di presentazione del Festival Mito - celebrata a Palazzo Marino con quasi cinque mesi di anticipo - si trasforma in un casus belli per schermaglie elettorali ma anche per scaramucce di fuoco amico. E allora le istituzioni milanesi, che ieri hanno snocciolato i dati di una manifestazione che quest’anno porterà nei teatri cittadini (e non solo) quasi quattromila musicisti provenienti da 48 Paesi per un totale di 200 eventi tra qui e Torino, ne hanno approfittato per replicare alle punzecchiature del candidato sfidante Giuliano Pisapia. Il quale, contestando lo stanziamento pubblico alla manifestazione di circa 15 milioni in cinque anni, aveva affermato che tali somme (specie in tempi di vacche magre) sarebbe molto meglio destinarle a strutture stabili per i giovani musicisti. Non potendo immaginare, poi, di trovar sponda nientemeno che nel leghista Matteo Salvini che in una nota ha chiesto al Comune di dimezzare a partire dall’anno prossimo i fondi per il mega-evento settembrino, a vantaggio di chi invece fa cultura tutto l’anno sotto la Madonnina. «Dispiace contraddire - ha esordito il vicepresidente di Mito Angelo Chianale - ma queste critiche non tengono conto di un fatto importante, e cioè che Mito rappresenta una manifestazione artistica fortemente democratica che consente ai cittadini di usufruire, anche solo per 20 giorni, di grandissimi concerti a prezzi agevolati se non addirittura gratuiti».
Ancor più pragmatico, l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory cerca di fare un’analisi obiettiva: «Pisapia non ha completamente torto quando afferma che la città dovrebbe investire di più sui giovani e sulle strutture per la musica, ma sotto un profilo strettamente economico dimentica che questo evento genera tra Milano e Torino un indotto di 12 milioni di euro». Un calcolo determinato dai ricavi legati all’accoglienza (oltre 200mila gli spettatori), all’ospitalità e ai servizi sul territorio. Finazzer replica indirettamente anche a Salvini secondo cui il festival avrebbe ormai i mezzi per «camminare con le proprie gambe» senza dover pesare sulle casse pubbliche. «A parte il fatto che siamo già stati costretti a tagliare del dieci per cento i finanziamenti a Mito, sono convinto che in assenza del sostegno pubblico verrebbe fatalmente a cadere anche quello privato, almeno fino a quando non venga finalmente introdotta una nuova legislazione in materia di detrazioni fiscali per le aziende che investono in cultura». Intanto Mito, definito ieri dal sindaco Letizia Moratti «uno dei festival più importanti d’Europa» si è ormai stabilmente radicato nell’immaginario collettivo: un milanese su due, sostiene una ricerca di Renato Mannheimer, ha assistito almeno a uno spettacolo o conosce l’esistenza del festival. «Quando si discute di finanziamenti alla cultura - dice l’assessore - non bisogna dimenticare che se un progetto è di alta qualità ha sempre una ricaduta sul territorio in termini di innovazione e sviluppo, il che significa che ogni euro investito ne genera due di indotto. Nel caso di Mito, investire vuol dire anche puntare sul brand “Milano-città della Scala e di Giuseppe Verdi”.

Qualcuno sa dire quanto vale questo brand? Secondo me moltissimo». Quanto alla musica tutto l’anno, Finazzer auspica una città in perenne... fuorisalone. «Chi vuol spegnere la musica e le notti dei giovani dimentica che il futuro di Milano sono loro».

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