«Missione Onu fallita in Libano Hezbollah schiera 30mila missili»

L’Unifil non vede, non sente e non parla, ma Ban Ki Moon si preoccupa. Il Palazzo di Vetro e il comando dell’Unifil di Tiro da lunedì parlano due lingue diverse. I vertici dei Caschi blu in Libano continuano a non segnalare attività sospette di Hezbollah e non vedere tracce di riarmo. Il segretario generale dell’Onu trasmette, invece, al Consiglio di Sicurezza un allarmato rapporto citando i dati israeliani sugli arsenali missilistici del Partito di Dio e denunciando le bellicose dichiarazioni del leader dell’organizzazione Hasan Nasrallah. Come se non bastasse il segretario generale dell’Onu ricorda la necessità di arrivare ad una piena applicazione della risoluzione 1701 bloccando i traffici di armi e perseguendo il disarmo di Hezbollah.
L’insistenza sull’applicazione della risoluzione sembra una sollecitazione ad abbandonare l’implicita intesa dell’agosto del 2006 quando l’esecutivo di Romano Prodi e gli altri governi protagonisti dell’Unifil accettarono di partecipare alla missione nel Sud del Libano a patto che fosse escluso un confronto diretto con le milizie di Hezbollah. Un patto silenzioso, ma rovinoso che ha, di fatto, reso impossibile il controllo dei traffici d’armi e missili destinati al Partito di Dio.
Il rapporto presentato lunedì al Consiglio di Sicurezza sembra scritto ad arte per segnalare l’esplosiva situazione del Sud del Libano, ma al tempo stesso evitare tensioni tra i 13mila Caschi blu dell’Unifil, 2.500 dei quali italiani, e le milizie del Partito di Dio. Il messaggio - nonostante questi artifizi espositivi- è chiaro. Anche se l’Unifil non lo può dire - fa capire Ban Ki Moon - Hezbollah ha completato il riarmo e si prepara ad una nuova guerra contro Israele. Per dimostrarlo cita il leader Hasan Nasrallah e ricorda le «minacce di guerra aperta contro Israele». Il passaggio più raffinato è quello dedicato agli arsenali missilistici del Partito di Dio. Il segretario generale cita un documento dei servizi di sicurezza israeliani per dire che nelle zone sotto il controllo dell’Unifil «gli arsenali di Hezbollah includono circa 10mila testate a lungo raggio e 20mila a corto raggio». Pur notando che le informative dei Caschi blu non confermano i dati israeliani Ban Ki Moon si guarda bene dal smentirli. «I rapporti sul riarmo di Hezbollah - aggiunge - sono causa di grande preoccupazione e rappresentano una seria sfida alla sovranità, alla stabilità e all’indipendenza del Libano».

Subito dopo punta il dito sul contrabbando d’armi provenienti dall’Iran e dalla Siria. «Rimane la preoccupazione per la vulnerabilità dei valichi di frontiera che rappresenta una significativa minaccia alla stabilità e alla sicurezza del Libano».

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