Allora, Francesco,
come ti senti?
«La salute è buona,
mi sento in forma
dal 70 all'80 per
cento. Però provengo
da un bel lavoro che ho fatto
qui in Scozia con Sergio Bertaina
e quindi conto di presentarmi
bene al British Open. E ci
tengo tanto perché questo è il
primo British Open e il primo
major della mia carriera. Equesto
fatto, questa specie di battesimo,
mi sta dando un'emozione
particolare, talmente forte
che non capisco ancora del tutto
quello che sta per succedermi.
E credo che sarò in questo
stato d'animo, come di sottile
lievitazione, fino a quando, giovedì,
non salirò sul tee della 1
per cominciare l'avventura. Il
British Open, esserne un concorrente,
è un sogno che avevo
fin da bambino e che poi ho coltivato
da ragazzo. E quando i
sogni si realizzano, sembra di
vivere il coronamento di una
bellissima favola. Questa è la
mia favola».
Conosci il percorso di Carnoustie?
«Ci ho giocato due volte per il
Tour. Ma per il British lo trasformeranno
rispetto a come lo
ricordo. È un bel campo che
renderanno certamente difficile
».
I tuoi favoriti (a parte te)?
«Non saprei... Qui ci sono i migliori
giocatori del mondo. Tiger
Woods è il campione uscente,
perché ha vinto l'anno scorso
a Liverpool doppiando il successo
della stagione precedente.
Che dire di me? Il mio primo
obbiettivo, vista la qualità degli
avversari, è il superamento del
taglio. Entrare nei primi sessanta
sarebbe già un buon risultato.
Poi però, specialmente in occasioni
del genere, può succedere
di tutto: dal benissimo al malissimo.
«Un campione straordinario comelui sa sempre trovare i giusti equilibri tra le emozioni sentimentali e le massime tensioni agonistiche. L'ho già incontrato a inizio stagione a Shangai e sono arrivato tre colpi dietro di lui. So che qui a Carnoustie non sarà difficile riconoscerlo».
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