Molti lettori infuriati: non vi compreremo più

Pioggia di e-mail e di telefonate in via Solferino contro la discesa in campo

Gabriele Villa

da Milano

Un conto è rifarsi il trucco. Farsi impacchettare per imbellettarsi. Come la Corazzata, placidamente ormeggiata in via Solferino, 28 a Milano, è giust’appunto impacchettata in questi giorni per un diverso restauro. Un altro conto è saltare il fosso. O meglio buttare nel fosso centotrent’anni di equidistanza. A volte insopportabile, altre volte apprezzabile, ma sempre e comunque inappuntabile equidistanza. Dalle bufere politiche, come dalle guerre, dagli uragani come dai vu’cumprà. Fino a ieri. Quando Paolo Mieli, che del Corriere della sera è il direttore responsabile ha sterzato il timone della Corazzata tutto a sinistra. E, come era d’aspettarsi, i lettori non sono stati zitti. «Spettabile Redazione - scrive il signor G.M. da Trieste - da oggi ho deciso di non comperare più il Corriere della Sera che acquistavo ogni giorno da circa 30 anni. Precisamente in seguito all’editoriale di Paolo Mieli che appoggia l’Unione. Questo perché avete deciso di appoggiare uno schieramento illiberale che utilizza mass media e informazione in modo quantomeno scorretto. Io non ho votato per Berlusconi, nel 2001, ma lo voterò adesso. Perché sono stanco di sentire falsità sul suo conto e di vedere che la quasi totalità della stampa e della televisione tifa per il centrosinistra...». Non abbiamo sottratto un documento riservato, visto che il signor Mascheroni, come molti altri lettori del Corsera ha inviato per conoscenza la sua e-mail anche al Giornale e ad altri quotidiani. Similmente ha fatto il signor Nicolò Masi («...Ogni domenica in prima pagina i lettori di centro destra debbano subire lo schizzo di veleno verso Berlusconi. E uno fa finta e sorvola! Ma adesso che Mieli ufficializza la sua militanza politica io, fedele lettore del Corriere da sempre, non lo accetto e ho provveduto ad imbustare sottovuoto la copia odierna perché si mantenga nel tempo a futura memoria! E perché questa sarà l’ultima copia del Corriere entrata a casa mia». E-mail e telefonate sono piovute al Corsera fin dalle prime ore della mattinata e la segreteria di redazione così, come l’indirizzo dedicato, lettere@corriere.it, sono andate rapidamente in tilt. Armi appuntite di lettori sconcertati, delusi e offesi che hanno così sancito la loro definitiva discesa dalla scaletta principale della Corazzata. A testa alta. «Signor Mieli, le comunico che da oggi cessa la più che ventennale collaborazione della mia famiglia (365 euri) con il suo giornale. Con stima(pochissima)», scrive il signor Filippo Turus. E poi via con altri ingorghi di opinioni e proteste. Nel Forum sul Corriere online. Nei vari siti internettiani, compreso il solito Dagospia e, in diretta anche a Radio24, l’emittente del Sole 24ore, durante un acceso dibattito pomeridiano dedicato all’argomento. E altre lettere, altre e-mail sono arrivate per tutto il giorno anche alla nostra segreteria di redazione. «Vergogna, Vergogna, con tre punti esclamativi», manda a dire a Mieli la lettrice Donata Chinello, che si sente «offesa e tradita come cittadina» dall’uscita del direttore. Mentre il signor Adelio Zanolini si congeda dal Corsera con un certo rammarico: «...Ringrazio quel sempre più sparuto gruppo di redattori e giornalisti che riuscivano in mezzo al quintalesco conformismo di via Solferino a infilare qualche giornaliera perlina. Loro mi mancheranno. La delusione provata oggi per l’articolo di fondo è stata mitigata dalla lunga attesa al telefono causata da tante persone che come me volevano disdire l’abbonamento». «....

A proposito che ne è della famosa dichiarazione di indipendenza, indipendenza dal potere politico e dai gruppi di pressione, dei giornalisti e del Corriere della Sera pubblicata il 29 maggio del 1973»? Si chiedono i lettori Paolo Ghirardo e Paolo Launa. Già, che fine ha fatto? Forse l’hanno impacchettata senza accorgersene, tra i ponteggi, gli operai che stanno restaurando la Corazzata.

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