Albania, condannato il reclutatore di Maria Giulia Sergio

Condannata la più importante cellula jihadista del Paese che aiutò Aldo Kobuzi e l'italiana Fatima a raggiungere il Califfato

Albania, condannato il reclutatore di Maria Giulia Sergio

La magistratura albanese ha emesso una dura condanna nei confronti della principale organizzazione jihadista del paese, accusata di propaganda e reclutamento di volontari per l’Isis. Ieri in tardo pomeriggio è stato emesso il verdetto nei confronti di nove imputati: le sentenze più alte ai due capi, gli imam Genci Balla e Bujar Hysa (legati alle moschee di Unazes Ze Re e Mezezit), rispettivamente condannati a 17 e 18 anni.

Gli altri jihadisti finiti dietro le sbarre sono Gerti Pashja 17 anni, Zeqir Imeri 16 anni, Orion Reci 13 anni, Edmond Balla 13 anni, Verdi Morava 13 anni, Fadil Myslimani 2 anni e Astrit Tola 7 anni.

Risulta invece ancora latitante Almir Daci, fuggito nel Califfato e apparso nel video dell’Isis “Honor is Jihad” col nome di battaglia “Abu Bilqis al-Albani”.

Durante il verdetto gli imputati hanno lanciato insulti e minacciato i giudici: "Presto riceverete una punizione" e hanno fatto il segno del tawhid (del Dio unico), mentre all’esterno i loro seguaci aggredivano e minacciavano giornalisti e cameramen.

La rette Balla-Hysa veniva sgominata dalla polizia albanese nel marzo 2014; durante le retate in numerose zone del paese venivano ritrovate armi, munizioni, mimetiche, schede SIM e materiale propagandistico tra cui filmati e materiale cartaceo.

Pare fosse stata proprio la rete Bujar-Hysa ad aver aiutato Maria Giulia Sergio e Aldo Kobuzi a raggiungere il Califfato, dopo essere stati messi in contatto tramite il cognato di Aldo, Mariglen Dervishllari (poi deceduto in Siria mentre combatteva nelle file dell’Isis).

Un altro de condannati, Verdi Morava, aveva vissuto in

Italia per diversi anni, dove aveva conseguito la laurea in ingegneria meccanica e dove risultava titolare di un’azienda di trasporti a Bologna.

Ora in Albania subentra la paura per possibili attentati in risposta al verdetto.

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