Alta tensione tra Putin e Nato

Putin: "L'espansione del Patto Atlantico è una minaccia per la sicurezza nazionale". Un Generale Nato lancia l'allarme: "Forze russe moderne, flessibili e combattive"

Alta tensione tra Putin e Nato

Sono passati molti anni da quando Boris El'cin, il 31 dicembre del 1999, rassegnò le proprie dimissioni e Vladimir Vladimirovič Putin divenne presidente ad interim della Federazione Russa. Come nella notte di Capodanno di 16 anni fa, il pensiero di Putin, in occasione del tradizionale messaggio di auguri al popolo russo, è andato ai militari che si trovano al fronte - "Soprattutto oggi desidero congratularmi con i nostri soldati che stanno combattendo contro il terrorismo internazionale, che difendono gli interessi nazionali della Russia all'estero, dimostrando volontà, determinazione e carattere. Di queste qualità abbiamo bisogno noi tutti, sempre, ovunque e in ogni caso" - e pure a quelli che hanno combattuto contro Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale: "Nel 2015 che sta per terminare abbiamo celebrato il 70° anniversario della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica. La nostra storia, l'esperienza dei padri e dei nonni, la loro unità in tempi difficili e la forza di spirito sono un grande esempio per noi. Ci hanno aiutato e ci aiuteranno a rispondere in modo adeguato alle sfide moderne".

Il discorso di ieri dimostra come Putin, che ha come modello anche quello di Pietro il Grande, abbia compreso che una maggior presenza della Russia a livello internazionale passa attraverso un aumento di qualità e di quantità delle sue forze armate. E non a caso ieri Putin ha firmato un documento intitolato "Strategia di sicurezza nazionale" in cui si legge che l'espansione della Nato è una "minaccia per la sicurezza nazionale" della Russia. Questo documento, che viene aggiornato ogni sei anni e indirizza la politica estera del Paese, afferma anche che l'aumento delle truppe Nato ai confini della Russia rappresenta "una violazione delle norme che regolano il diritto internazionale".

La minaccia dell'Isis

Il 2015 per la Russia è stato l'anno della lotta al terrorismo. Non solo contro lo Stato islamico, ma anche contro tutte le forze jihadiste che combattono in Siria. "La nascita di un'organizzazione terroristica che si è autoproclamata Stato Islamico e il rafforzamento della sua influenza sono il risultato di una politica dai 'doppi standard' che alcuni Paesi stanno conducendo nella lotta contro il terrorismo", si legge nel nuovo piano di strategia nazionale russo. Già durante il G20 di Antalya Putin aveva affermato: "Isis è finanziato da individui di 40 Paesi, inclusi alcuni membri del G20". Grazie a questo doppio gioco di Turchia, Qatar e Arabia Saudita, lo Stato islamico si è diffuso in tutto il Medio Oriente e, lo scorso 13 novembre, ha potuto colpire anche la Francia.

Le rivoluzioni colorate

La Russia è stata la prima a subire le cosiddette "rivoluzioni colorate", pilotate - come è stato più volte dimostrato - dall'Occidente per destabilizzare Stati tradizionalmente a lei legati. La rivoluzione in Georgia del 2003, in Ucraina a fine 2004 e poi ancora nel 2013 con piazza Maidan, e quindi in Kirghizistan. Come spiega Mauro Indelicato in Rinascita di un impero. La Russia di Vladimir Putin: "Si tratta di rivolte di piazza, che hanno sovvertito i governi filorussi fino a quel momento al timone dei Paesi sopra citati e favorito l'avanzata di esecutivi più ostili a Mosca e confacenti agli interessi di Usa e Nato".

Kiev, il comizio dell'opposizione a piazza Maidan  15

Così, Putin ha deciso di dedicare un capitolo della "Strategia di sicurezza nazionale" alle "rivoluzioni colorate", "una delle principali minacce per la sicurezza nazionale della Russia". Tra i responsabili di queste rivolte vengono indicati "gruppi radicali che usano ideologie estremiste nazionaliste e religiose, Ong straniere e internazionali e privati cittadini". Il riferimento è ovviamente all'Ucraina, dove combattono gli "uomini neri" del Battaglione Azov. Nel documento si sottolinea inoltre come "la pratica di deporre regimi politici legittimi si stia diffondendo".

L'allarme della Nato

Il generale della Nato Hans-Lothar Domrose, in un'intervista all'agenzia di stampa tedesca Dpa, si è detto preoccupato perché la Russia ha effettuato ingenti investimenti nell'ammodernamento delle sue forze armate e ora raccoglie i primi risultati. L'ufficiale ha altresì constatato che, dall'inizio della seconda presidenza di Putin, Mosca ha investito risorse tali nel suo apparato militare da rendere oggi le sue forze armate "moderne, flessibili e combattive, notevoli anche dal punto di vista quantitativo". L'allarme del generale Domrose arriva pochi giorni dopo l'uscita di un dossier dei servizi segreti della Marina americana in cui è stata analizzata la capacità bellica russa e il suo possibile impiego: "La Russia, nel corso del prossimo decennio, farà grandi passi in avanti per schierare una Marina in grado di difendere il Paese con un’impressionante potenza, limitata soltanto dalla sterminata estensione dei suoi confini.

Anche le aree di interesse globale, restano distanti dai principali presidi russi. Nonostante ciò, la flotta russa del 21esimo secolo sarà una delle più moderne del pianeta e gestita da una nuova generazione di militari di professione".

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