Attacco agli immigrati, Trump: "Credetemi, non sono razzista"

Il presidente Usa azzera le polemiche sui "Paesi cesso". E attacca i democratici: "Non vogliono l'accordo sui dreamers". Poi sulla Corea del Nord: "In corso grossi colloqui"

Attacco agli immigrati, Trump: "Credetemi, non sono razzista"

"Non sono razzista. Posso dirvi questo, sono la persona meno razzista che abbiate mai intervistato". Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump mette la parola fine alla polemica per quelle parole rudi pronunciate nello studio ovale che hanno tanto indignato i democratici radical chic. Chiacchierando con i giornalisti, ha così messo a tacere le innumerveoli accuse che gli sono piovute addosso dopo la frase sui "Paesi di merda" da cui "provengono gli immigrati".

Parlando al golf club di Palm Beach, in Florida, dove ha cenato con il capogruppo repubblicano alla Camera, Kevin McCarthy, Trump non si è limitato a tornare sulle sue critiche (durissime) al "Deferred action for childhood arrivals" (Daca). Un programma che, a suo dire, rischia di essere "un grosso passo indietro" per tutta l'America. Per il numero uno della Casa Bianca, d'altra parte, la responsabilità della mancata intesa sul Daca, la norma che tutela i figli degli immigrati entrati clandestinamente negli Stati Uniti, i cosiddetti "dreamers", è tutta imputabile ai democratici. "Noi siamo pronti, intenzionati e capaci di fare un accordo sul Daca - ha detto chiaramente - non credo che i democratici vogliano fare un accordo. La gente del Daca dovrebbe sapere che sono i democratici che non faranno un accordo".

Durante il confronto con i giornalisti presenti, Trump non ha parlato soltanto di immigrazione ma ha anche riferito della crisi con la Corea del

Nord. "Vedremo che succede con Pyongyang, abbiamo grossi colloqui in corso - ha spiegato - le Olimpiadi di cui sapete...". "Molte cose, però, possono ancora accadere", ha quindi chiosato.

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