Interrogato sull'ultima azione dei terroristi in Belgio, l'ex primo ministro britannico, Tony Blair, sferza l'Occidente. "Concediamo troppo, non possiamo farci intimidire", dice in un’intervista al Corriere della Sera. Siamo in guerra? "Sì - risponde Blair -. I gruppi terroristi che condividono questa ideologia di morte vogliono causare il massimo di distruzione alle nostre popolazioni e al nostro modo di vivere".
Blair sostiene che ci sono "quattro cose importanti da fare. Nell’immediato, dobbiamo migliorare radicalmente lo scambio di informazioni tra le intelligence europee. La seconda cosa è cercare di risolvere i conflitti che sono all’origine del fenomeno terrorista: dobbiamo combattere Daesh ovunque si manifesti, in Siria, in Iraq o in Libia, esser preparati a compiere le azioni necessarie per sconfiggerli, anche costruendo, ed è il terzo punto, le giuste alleanze dentro il mondo islamico".
Quanto all’intervento militare, dice: "Sicuramente non possiamo sconfiggerli senza stivali sul terreno (boots on the ground). La domanda è con gli stivali di chi? A mio avviso - precisa - non dobbiamo essere coinvolti in ogni situazione, ma dove c’è la necessità di impiegare alcune delle nostre capacità sul terreno dovremmo essere pronti a farlo. L'importante - prosegue - è combattere Daesh ovunque è presente e qui penso che ci sia una sfida di lungo periodo per l'Europa, quella di dotarsi di piena capacità su questo terreno. Non parlo di un esercito europeo ma del modo in cui sapremo costruire una vera cooperazione militare tra le nostre nazioni in modo di essere in grado di agire contro questi gruppi".
L'ex capo del governo di Sua Maestà si sofferma anche su un altro fronte della battaglia contro l'estremismo islamico, quello culturale: "Il multiculturalismo - osserva Blair - può funzionare solo se si accetta che esista anche uno spazio comune dove certi valori, i valori europei, siano accettati e rispettati da tutti. Democrazia, stato di diritto, parità di diritti e di opportunità per le donne. Nessuno ha il diritto di arrivare in un paese e sfidare quello spazio comune. Chi crede nelle società aperte e tolleranti deve essere rigoroso nella difesa di questi valori". Ed aggiunge che "non bisogna confondere il multiculturalismo con il permesso di chiunque di rifiutare i nostri valori di base. I confini della tolleranza finiscono quando si mettono in discussione questi valori. C'è questa tendenza a concedere troppo, l'idea ridicola che sei parte di una elite se pensi solo in termini di rispettosa tolleranza verso altre persone. Uno dei problemi dell'Occidente è che riesce costantemente a sentirsi colpevole, quasi a vergognarsi di se stesso. Ora non dico che noi occidentali non abbiamo cose da rimproverarci - prosegue - ma non dovremmo farci intimidire da nessuno e costringerci a pensare che non ci sono valori per i quali invece dobbiamo lottare. Io lo chiamo centrismo muscolare. E comincia dall'educazione".
A tal proposito, prosegue l'ex primo ministro, è necessario lanciare "un’azione globale sull’educazione", "eliminare il pregiudizio religioso e la cultura dell’odio
per chi è diverso" perché "l’estremismo comincia nelle aule scolastiche". Ma "non bisogna confondere il multiculturalismo con il permesso a chiunque di rifiutare i nostri valori di base".
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