Otto marzo. È il dodicesimo giorno di guerra in Ucraina. Si continua a combattere a Mariupol, Zaporizhzhia, Odessa. Il presidente americano Joe Biden minacciava l’embargo sul petrolio russo e il vice primo ministro di Mosca, Alexander Novak, paventava contromisure drastiche, come la chiusura dei rubinetti del gas russo verso l’Europa. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky evocava una "guerra mondiale" e il portavoce di Unicef, James Elder, descriveva quella dei rifugiati in arrivo dall’Ucraina verso l’Europa come una crisi senza precedenti in termini di "velocità e portata".
Uno scenario a tinte fosche, che tiene ancora con il fiato sospeso i governi d’Europa e del mondo. Eppure, inaspettatamente, quello stesso 8 marzo la crisi ucraina non era l’unico argomento di cui si discuteva alla plenaria di Strasburgo del Parlamento europeo. In particolare, all’interno dell'ordine del giorno, oltre al deterioramento della situazione dei profughi e l’aumento dei prezzi dell’energia, veniva dedicato ampio spazio alla questione dei bagni "neutri" rispetto al genere e del linguaggio inclusivo negli idiomi ufficiali dell’Unione.
È il contenuto di due emendamenti presentati alla Relazione sull'integrazione della dimensione di genere al Parlamento europeo, discussi l'8 marzo e approvati il giorno successivo. Nel primo l’Eurocamera ha chiesto che venisse effettuata "un'analisi della distribuzione e della progettazione dei servizi igienici del Parlamento per valutare la necessità di adattarli alle esigenze di tutti i generi, anche attraverso misure quali l'introduzione di servizi igienici neutri rispetto al genere e l'aumento del numero di servizi igienici con cestini della spazzatura e lavandini individuali per facilitare l'uso delle coppette mestruali e di altri prodotti sanitari".
Nel secondo, invece, gli eurodeputati hanno chiesto che le traduzioni in tutte le lingue ufficiali dell’Ue tenessero conto di un'orientamento "neutro", deplorandone l’attuale mancanza. Il Parlamento ha invocato anche "ulteriori azioni di sensibilizzazione e corsi di formazione specifici per i giuristi-linguisti", assieme ad "una revisione periodica degli orientamenti e delle loro traduzioni, al fine di garantire che riflettano gli sviluppi di ciascuna lingua e rimangano accurati". "L'adozione di una legislazione attenta alle prospettive di genere, l'uso di un linguaggio neutro dal punto di vista del genere e la comunicazione sensibile al genere", insomma, rappresentano un’urgenza delle istituzioni comunitarie, che evidentemente non può passare in secondo piano nemmeno davanti all’escalation militare più grave sul nostro continente dalla Seconda Guerra Mondiale.
A protestare è la Lega, che assieme a Forza Italia e Fratelli d’Italia, ha votato contro l’emendamento sui bagni "gender neutral".
"Nemmeno la guerra e la crisi energetica riescono a fermare il fervore ideologico della sinistra in Europa: nonostante reali emergenze come un conflitto nel cuore del continente, crisi umanitaria con milioni di profughi, caro bollette da record e rincari dei combustibili, a Strasburgo si discutono e si votano provvedimenti proposti dalla sinistra che impegna le istituzioni comunitarie a introdurre bagni neutri nelle sue sedi, un linguaggio che non contempla più il maschile e il femminile, oltre a una legge elettorale che impone quote di genere ancora più vincolanti nelle commissioni e nei gruppi politici Ue, alla faccia della meritocrazia", protesta l’eurodeputata leghista Isabella Tovaglieri, membro della commissione Femm sui diritti della donna e l'uguaglianza di genere che ha approvato la relazione lo scorso febbraio."Viene da chiedersi – conclude - in quale mondo vivano le sinistre e i burocrati europei: con la guerra alle porte, sono queste le loro priorità?". Stando all'agenda di Strasburgo, sembra proprio di sì.
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