Boris Johnson è senza maggioranza: lascia un membro della Camera

Philip Lee è ormai un ex membro dei Tories. Il suo passaggio ai Liberal Democratici sancisce la fine della maggioranza

Boris Johnson è senza maggioranza: lascia un membro della Camera

Boris Johnson non può più contare sulla maggioranza in Parlamento. Tutto ormai lascia supporre l'imminenza delle elezioni anticipate: un membro della Camera dei Comuni, Philip Lee, è passato dal gruppo parlamentare dei Tories a quello dei Liberal Democratici, sancendo così la fine numerica del sostegno al governo presieduto dal leader sovranista. Adesso i numeri parlano chiaro. A meno di sorprese, Boris Johnson potrebbe dover accelerare la crisi politica del suo esecutivo, con il fine di far votare i sudditi brittanici entro la prima data utile. Il limite fissato per la Brexit è quello del prossimo 31 ottobre.

La motivazione dell'ex conservatore Lee, stando a quanto riportato dall'agenzia Lapresse, è la seguente: "Dopo molta riflessione, ho raggiunto la conclusione che non è più possibile servire nei migliori interessi" dei miei elettori "come membro conservatore del Parlamento". Sullo sfondo c'è la hard Brexit, cioè un distacco netto e senza previa accordo che Johnson è disposto a percorrere pur di rispettare la sua visione del mondo e le sue promesse elettorali. Già ieri era stato possibile notare come le acque fossero agitate: il premier britannico aveva ristretto i suoi in maniera del tutto straordinaria. Il premier vorrebbe scongiurare il voto, ma le frizioni interne al partito che guida potrebbero costringerlo ad accettare lo scenario elettorale.

Nel frattempo, il vertice dei socialisti Jeremy Corbyn, come racconta l'Agi, ha parlato di "governo cotardo", aggiungendo che l'idea che ha Borsi Johnson, ossia quella di uscire dall'Unione europea senza contrarre un'intesa, è priva di requisiti costituzionali. Boris Johnson, dal canto suo, ha rimarcato come l'opposizione abbia intenzione di rimandare ancora l'uscita. Si parla già di un nuovo limite fissato attorno alla fine di gennaio 2020.

Approfondendo sull'Adnkronos, si apprende di come l'attuale premier abbia voluto associare la mossa di Corbyn, cioè una legge che impedisca il no deal, alla "resa" incondizionata nei confronti dell'Unione europea.

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