Caccia al jihadista "John"

Il boia, dallo spiccato accento inglese, farebbe parte di un gruppo di tre combattenti britannici che si fa chiamare "Beatles"

Caccia al jihadista "John"

Dopo la diffusione del video choc della decapitazione del reporter Usa James Foley, è caccia al boia dal forte accento inglese.

Il jihadista si farebbe chiamare "John" e sarebbe il leader di un gruppo di tre combattenti britannici che si occupano di fare la guardia agli ostaggi stranieri a Raqqa (roccaforte dello Stato islamico in Siria) e che si farebbero chiamare "Beatles" per via della loro nazionalità. Lo dice al Guardian, uno degli ex ostaggi del commando, secondo cui l'uomo sarebbe intelligente e istruito e originario di Londra.

"I selvaggi responsabili del rapimento e dell’orribile morte di James Foley saranno catturati", ha detto il direttore dell’Fbi, James Comey, "Mi dispiace molto dire che questi selvaggi hanno trasformato la vicenda in un’indagine per omicidio. Staremo sul caso. Lavoreremo con le nostre forze dell’ordine, intelligence e partner militari per cercare di dare giustizia alla famiglia di Foley ed esercitare la piena forza degli Usa per catturare questi selvaggi". Ferma condanna anche dall'Interpol che ricorda la necessità di "una risposta del mondo intero contro la minaccia del terrorismo in Medio Oriente".

Solo pochi mesi fa, tra l'altro, gli Usa avevano tentato un blitz per liberare Foley e altri ostaggi americani detenuti in Siria, come rivela il portavoce del Pentagono, ammiraglio John Kirby: "Sfortunatamente, la missione non ha avuto successo: gli ostaggi non erano presenti nel luogo preso di mira".

Il Guardian, intanto, rivela che nelle mani dell'Isis ci sarebbero altri quattro ostaggi stranieri, recentemente sequestrati: si tratterebbe di due donne italiane, un danese e un giapponese. Salirebbero così a oltre 20 il numero degli occidentali ostaggio dei militanti islamici. Sarebbero giornalisti, fotografi o operatori umanitari. Dopo il sequestro sono stati trasferiti a Raqqa.

Il quotidiano britannico non non cita fonti e non fa i nomi dei sequestrati: non c’è modo dunque di sapere con certezza se le due italiane siano Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le volontarie scomparse alla fin di luglio nell’area di Aleppo.

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