In Catalogna si sceglie chi intubare: "80enni non vanno in rianimazione"

Fanno discutere le linee guida choc della Generalitat della Catalogna per i soccorritori: ai pazienti Covid con più di 80 anni di età ora il consiglio è quello di "morire a casa"

In Catalogna si sceglie chi intubare: "80enni non vanno in rianimazione"

In Spagna è record di decessi per il coronavirus: 864 i morti solo nella giornata di ieri. In totale è salito a 9.053 il numero delle vittime di Covid-19. Tra le aree più colpite c’è la comunità di Madrid e la regione della Catalogna, che ieri ha registrato il numero più alto di persone che non ce l’hanno fatta. Nella Generalitat catalana, come in altre regioni, è corsa contro il tempo per aumentare i posti nelle unità di terapia intensiva.

I reparti di rianimazione sono già al collasso e le autorità locali stanno dando disposizione al personale sanitario di scoraggiare le famiglie dal pretendere il ricovero degli ultraottantenni. Come è successo qualche settimana fa a Bergamo e in altre zone del Nord Italia, anche a Barcellona i medici ora si trovano a scegliere chi salvare. Stavolta però a mettere nero su bianco il protocollo di emergenza è proprio il governo catalano che chiede al personale delle ambulanze di "sconsigliare" il ricorso a quelle che vengono definite "cure invasive" per gli infettati con più di ottant’anni e che presentano già altre patologie.

Insomma, ai pazienti ultraottantenni e alle loro famiglie gli operatori dovrebbero suggerire di "morire a casa". Sarebbe questa l'opzione "migliore", si legge nel documento pubblicato su alcuni quotidiani spagnoli e citato dal Corriere della Sera, visto che i parenti non possono seguire il malato una volta effettuato il ricovero. In realtà il punto è che i posti in rianimazione "non bastano per tutti". Ma, continuano le direttive, di questo non bisognerebbe parlare con le persone infettate e con i loro familiari.

Il protocollo, nel caso di contagiati ottuagenari, prevede quindi di somministrare l’ossigeno e lasciare che vengano trattati a domicilio dai parenti più prossimi con cure palliative che aiutino a sopportare la sensazione di soffocamento. Insomma, con i reparti di rianimazione che devono far fronte a migliaia di ricoveri, in Catalogna si dà la precedenza a chi ha più chance di sopravvivere.

Le direttive, ovviamente fanno discutere medici e opinione pubblica. Ma un’infermiera intervistata dal quotidiano spagnolo El Mundo difende o quantomeno giustifica la scelta delle autorità: "Si soppesa la qualità del paziente perché il sistema non collassi". Intanto il governo spagnolo sta lavorando per l’importazione di 1.500 ventilatori e per trasformare, sull’esempio dell’Italia, le maschere da snorkeling di un noto produttore di attrezzatura sportiva in maschere respiratorie per trattare i pazienti affetti da coronavirus.

E a due settimane dall'adozione delle regole di distanziamento sociale nel Paese, la Spagna spera in un’inversione di tendenza. Tra il 15 e il 25 marzo, infatti, i nuovi casi erano aumentati del 20% ogni giorno, mentre questa settimana la crescita giornaliera è stata del 12%.

"Le misure di distanziamento sociale stanno veramente funzionando", ha detto in conferenza stampa Maria Jose Sierra, direttrice del centro per le emergenze sanitarie, mentre il governo già parla di "fase di stabilizzazione".

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