"In centinaia rifugiati nei seminari". Un milione di euro di aiuti per l'Ucraina

L'iniziativa della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre per sostenere la popolazione civile. Il direttore di ACS Italia, Alessandro Monteduro: "La chiesa può essere ponte fra le parti in conflitto"

"In centinaia rifugiati nei seminari". Un milione di euro di aiuti per l'Ucraina

A Horodok, città dell’Oblast di Leopoli, nell’ovest dell’Ucraina, sono circa 230 le persone che hanno trovato rifugio nel seminario dello Spirito Santo. I sacerdoti hanno sistemato a terra materassi e fatto scorta di beni di prima necessità per aiutare gli sfollati in fuga dai fronti caldi del conflitto. Il cibo inizia a scarseggiare, come anche il latte per i bambini. Nell’Ucraina in guerra la Chiesa si adopera per alleviare le sofferenze della popolazione, ma anche per costruire i presupposti della pace futura.

Lo ha dimostrato Papa Francesco che nelle ore più buie, quelle in cui le armi hanno preso il posto delle trattative, ha telefonato al premier ucraino Volodymyr Zelensky e ha incontrato l’ambasciatore russo presso la Santa Sede. "Farò tutto quello che posso", aveva assicurato il pontefice anche all’arcivescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Ševčuk, in una telefonata dello scorso 25 febbraio. Oggi in un’intervista pubblicata su diversi quotidiani italiani il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ha annunciato che la Santa Sede è pronta a "facilitare il negoziato tra Russia e Ucraina", rinnovando l’invito a "fermare i combattimenti e tornare al negoziato".

L’84,6 per cento degli ucraini è di religione cristiana e dagli anni ‘60 la Chiesa di Roma, superando la "cortina di ferro", lavora per la ricostruzione di strutture religiose, chiese e monasteri, per sostenere le tantissime vocazioni che arrivano da quelle terre e per facilitare il dialogo interreligioso. Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre non ha dubbi: "Anche oggi le chiese dei diversi riti continuano a svolgere il loro lavoro di pacificazione". "La chiesa – ammonisce – non è una realtà pacifista, ma pacificatrice. E può rappresentare davvero un ponte fra le parti in conflitto".

L’esempio è quello dell’Iraq e del ruolo che la comunità cristiana ha rivestito nel sedare le tensioni tra sunniti e sciiti all’interno del mondo islamico. Per questo, l’organizzazione ha deciso di destinare un milione di euro ai 4.879 sacerdoti e religiosi e alle 1.350 religiose presenti nel Paese. L’obiettivo è quello di sostenere il loro lavoro di sostegno alle famiglie e alla popolazione in difficoltà. "Non ci schieriamo con nessuno dei contendenti ma vogliamo alleviare le sofferenze delle comunità in difficoltà", spiega ancora Monteduro. Gli aiuti urgenti messi in campo dalla fondazione pontificia arriveranno anche ai quattro esarcati greco-cattolici e alle due diocesi latine dell'Ucraina orientale, i quali coprono Kharkiv, Zaporizhya, Donetsk, Odesa e Krym.

Negli ultimi dieci anni la formazione dei seminaristi ucraini è stata finanziata con 6,5 milioni di euro dalla fondazione, che ha costruito con un contributo di 5 milioni e mezzo di euro anche il nuovo seminario greco-cattolico dello Spirito Santo a Lviv (Lemberg), voluto da San Giovanni Paolo II. Sono centinaia i progetti per la costruzione e il restauro di chiese, monasteri e altri edifici religiosi. Gli aiuti non si sono fermati neppure con l’emergenza sanitaria, per la quale sono stati messi in campo oltre 700mila euro, e hanno superato anche la linea del fronte della guerra scoppiata nel 2014 con 33 progetti dal valore di 350mila euro realizzati in Crimea e nelle regioni del Donbass separatista.

Nelle città più colpite i civili sono scappati e chi è rimasto si rivolge sempre di più alle parrocchie per chiedere assistenza.

Oggi più che mai, quindi, è necessario che la popolazione civile, uomini, donne, anziani, bambini, trovi nei sacerdoti e nelle religiose un punto di riferimento per affrontare quella che il presidente esecutivo di ACS Internazionale, Thomas Heine-Geldern, definisce "la sfida di sopravvivere in un contesto di aumento vertiginoso dei costi a causa della guerra". "Ora con le frontiere chiuse è difficile far giungere beni di prima necessità, ma do per scontato – assicura Monteduro - che si troverà un sistema perché la popolazione in difficoltà non resti sguarnita".

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